Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

86 U. Fracchia - Una fid!runzata fuori a quest'ora, e sola? - Non è sola. - Peggio. Con chi sarà mai? - ,Con un bel giovanotto. - Incomim.cia bene. Figuriamoci il seguito. _ Via, non faccia il geloso, - disse cantrundo la signora Ce- leste : - Chi vuole che ci si metta, c001un fidanzato come lei? _ Bene, bene, ne riparleremo, - rispose Marcello. _ Addio, Massimo. Le bacio la mano. Addio. Arrivederci. Addio. Il cocchiere allentò le redini, dette ai cavalli un colpettino di frusta, e Alessrundra d'alla finestra buia della propria camera, dove era corsa a rifugiarsi, con un respiro di sollievo vide la carrozza che s'allontanava al trotto, spazzam.do l'ombra con i suoi fanali. - Alessandra! - chiam ò imperiosa mente la signora Celeste, non appena fu rientrata im. casa. Alessandra scese la scala e venne a fermarsi dinanzi a sua madre. - No, cara, - le disse allora la signora Celeste, stringendo le labbra, socchiudendo le ciglia, con un viso duro e cattivo, - non credere che io voglia prestarmi a questo stupido giuoco. Marcello è il tuo fidanzato, n001 il mio. Tu devi pensarci, e non io. Tocca a te, 1110n a me, far la graziosa con lui, tutte le volte che gliooe verrà il cap,riccio. Dovrai farlo per tutta la vita! Puoi incominciare senz'altro. - Si, mamma, - rispose Alessandra, abbassando il capo, e se ne andò com'era venuta. Finita la cena, la sign;0ra Celeste manifestò il desiderio di uscire. Era annunciata una luminara, dopo un Tedeum celebrato in Duomo sempre per ringraziare il Signore di aver posto fine alla guerra. Sulla marina avrebbero acceso una girandola e lanciato i razzi. ,Massimo protestò che, con quella vecchia divisa, si vergo– gnava d[ mostrarsi per la strada in una sera di festa, al :firuncodi una bella ed elegante signora .. Ma sua madre non· intese ragioni. Voleva proprio uscire con lui, e con lui solo, liberi Benedetto e Alessandra di rundarsene per conto loro, e 1I1onci fu modo di dis– suaderla. Essa mise una cura meticolosa nel vestire: scelse l'abito che le piaceva di più. Era una tunica di velluto nero, stretta alla - vita da un grosso fermaglio, e sulla quale, dalle spalle, in p,ieghe molli e fluenti, cadeva un lungo mruntello tutto trapunto d'argento. U[l cappello a tricorno pure nero e di velluto, ornato d'una sola rosa d'argento, le copriva interamente la fronte, lasciando scen– dere sugli occhi UIIl breve velo, simile ad una piccola maschera. Volle che il suo viso fosse ben pallido im.tutto quel nero, e la bocca ben rossa in quel pallore. Il profumo, di cui fece cadere qualche goccia nel fazzoletto, si chiamava : « .À la folie ». BibliotecaGino Bianco

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