Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
.. La Stella del Nord 719 terza isoletta e non diaquella che stavaimo toccando. Io avevo anche avuto il tempo di vedere, fra ceppi di canne e di tarbusti tagliati di fresco a fil di terra, il segno d'una profonda buca; e ne arguii che gli honved, messi forse in allarme dal nostro disgraziato wndi– rivieni in quel braccio di :fiume, ci avevsano teso a modo loro un tranello. Rasi al ,suolo canne e cespugli, lasciandone solo un velo •sulla sponda per ingç1,nnarci, prrob>abilmente con un burchio si erano ritirati sulla terza isoletta, •aspettwndoci all'uscita da quelle fr.asche come il cacciatore nel capanno aspetta la •selvaggina al– l'uscita dal bosco. Era ormai giorno e noi ci trov.avamo in questa critica condizione : che non si poteva né retrocedere né avanzare senza essere annientati; e rimanendo dove eravamo, così, allo sco– perto, un fuoco d'artiglieria concentralto sul quel punto avrebbe :finito per annientarci ugualmente. In ogni modo, appostate un paio di spie, decisi di •aspettare. Poco dopo, mentre cercavo di appol– l•aiarmi all'asciutto, vidi i miei uomini passarsi qualche cosa come una busta o un foglio d'ordini piegaito iin quattro, che presto arrivò nelle mie mani. Era appunto questo foglio che conservo e com;erverò per tutta la vita. Ed ecco che cosa dice : « q3/IIlerata italiano, « sono soldato magi,aro : onore e dovere innanzi tutto. Onore e dovere ,suona morte fra noi. Ma anche la vita, che bella cosa! Amo una bella italiana. Ella si chiia@a Nice. Per lei cantavo le vecchie canzoni della mia terra magiara, per lei armo la vita mia e di tutti. Vivi, dice il savio, e lascia vivere. Tenente Michele Horvath di Debretzin. » « Messaggi, specie negli ultimi tempi, se ne erano scaimbiati spesso fra le loro linee e le nostre, ,soprattutto sulle montagne dove pocb,i metri soltanto ,separavano i due ordini di trincee. Ma nes– suno certo di un tenore così romantico. - Bene, - dissi fra me, - vedremo come la intendi. Ogni tanto la mitragliatrice del tenente Horvath spazzava l'isola, russottigliando sempre più quella sparuta cortina di canne. Ma l'artiglieria taceva. Tacque tutto quel giorno, e, scesa la notte, sotto una ,tempesta di pioggia e di grandine che dette cento volte ad ognuno di noi la sgradevole impressione di essere colpito a morte e poi quella piacevolissima di sentirsi inco– lume, attraversammo il terzo tratto di :fiume; e, dopo una lotta breve ma sanguinosa nella quale gli honved fecero bravamente il loro dovere, la terza isoletta era in nostro possesso. L'ultimo ad arrendersi fu il tenente Horvath. Egli si era ritirato con due uomini e una mitragliatrice dietro un monticello di ghiaia sull'estrema punta dell'isoletta, a valle, e di là ci bersagliò, maneggiando egli stesso la sua arma, :finché non l'ebbe vuotaita, dell'ult:iima cartuccia. BibliotecaGino Bianco
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