Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
714 U. Fracchia que bastò perché i Pepi, padre_: figl~, si affac~iassero ~c~iera~i nel vano di quella porta. Seguì poi 11solito scambio un po d1sordmato di : _ Oh, bravi ! - Si può ? - Avanti ! - Non facciamo la croce ! - e inchini, strette di mano, piccoli urti, pardon, il cappello, l'om– brello, il mantello, e il co1I1teRoberto, rosso e affaccendato come sempre, stava cercando con gli occhi il maggiore Iupitere pe~ ab– bracciarlo, quando echeggiò un grido soffocato che fece a tutti vol– tare il viso verso la porta rimasta aperta dietro le loro spalle. E lì, ilil quell'angolo che era il più buio della stanza, essi videro confu– samente una grande ombra, nella quale nolll tardarono a distinguere due uomini avviticchiati insieme. Ma subito IIlOn riconobbero in quello dei due che, vestito d'i 1I1ero,piccolo, magro, con le spalle strette e le gambe stranamente sottili, si teneva aggrappato al– l'altro come a;d una grigia rupe, il maggiore Iupiter, un uomo da tutti giudicato piuttosto alto e forte. E dell'altro sulle prime nolll videro che la forma confusa, ma enorme, finché, alzrundo il capo che l'ombra del piccolo elmo tagliava nettamente a metà, egli nolll mostrò un vis o avvolto illl una fine e corta barba bionda, e 1I1el bronzo forbi.to di quel viso lllon brillarono due occhi chiari come la stes sa luce. - Maissimo ! - gridò la signora Celeste come si sentì toccata da quella luce. E tese le braccia, verso le quali egli si mosse lento, inarcando le gambe poderose e le spalle per sopportare il peso del padre che non si distaccava da lui; e cosi ricevette l'abbraccio di sua madre e il suo bacio. Ma poi subito si sciolse dolcemente da quella doppia stretta, perché già i suoi occhi correvano pieni di allegra impazienza da Benedetto ad Alessandra. - Benedetto! Alessrundra ! - furono queste le sue prime parole. Quindi si tolse l'elmo e, lasciando cadere il cappotto dall'alto bavero di capra che portava buttato sulle spalle come un tabarro, prese il nopno e se lo strinse sul petto. Curvo e tremante com'era, il vecchio ,sembrava proprio un baimbino che per paura avesse cer– cato un rifugio fra le gambe di quel grosso soldato. Ed egli, ve– dendo che quella piccola testa calva non gli arrivava neppure all'ascella, scosse i riccioli biondi che formavano sulla sua fronte come un secondo casco d'oro, e rise di un riso lungo e felice. Così fu rotto lo stupore che •aveva tenuto tutti muti ed immobili in quei pochi istanti ; e al silenzio seguì un confuso mescolarsi di voci, di esclamazioni, di domande, di evviva, con le quali ognuno cercò di esprimere la commoziollle e la gioia dell'animo, e di sedarne anche un poco il tumulto. Il maggiore Iupiter sempre pallido e con gli occhi umidi non si stancava di palpare le braccia, le spalle, il torace del suo bel capitano, come per persuadersi che fosse proprio lui e tutto d'un pezzo. La signora Celeste gli girava in– torno, Ulllfazzoletto p•remùto sulle labbra, e, guardrundolo : - Mio BibliotecaGino Bianco
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