Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
712 I. Pizzetti - Interpretare la miisioa questione di morale e non di estetica? Lo so che per molti son due cose distinte e da co111siderareseparatamente: ma per me son tut- t'ooa cosa. ILDEBRANDO PIZZETTI. Nota. - L'autore di queste pagine non vorrebbe gli fossero attribuite, dal lettore, intenzioni o, peggio ancora, pretese che egli non ha avuto. Queste pagine contengono osservazioni, ragionamenti, e tentativi e proposte di definizioni estetiche. L'autore di esse avrebbe dunque voluto darsi delle arie di filosofo ? No, proprio no : nessu,na pretesa, in lui, di apparire altro se non quel ch'egli sa di essere: un artista. Ma si sa, che se il ragionare è filosofare, tutti gli uomini pensanti e ragionanti sono, a modo loro e come possono, dei filosofi. Filosofi ànche senza volerlo e senza saperlo, come Monsieur Jourdain faceva senza saperlo della prosa: con la differenza che per ragiona re alla men peggio bis9gna essere uomini intelligenti, il che agli artisti non vor.rà essere negato : ma anche un bestione come era il borghese di Molière può se mpre f are della prosa. IDa chi poi volesse ammonire che non hanno ragione di essere quei ragiona– menti per i quali non si riesca alla scoperta e alla conoscenza di verità assolute e immutabili .... No: se si sapesse di poter riuscire per via di pensamenti e ragiona– menti alla rivelazione di verità assolute e ferme bisognerebbe non voler ragionare, perché ...:.... si parla di questa vita terrena - lo spirito non morisse prima del corpo. Si vive in quanto si agisce (sbaglio?): e si agisce in quanto alla verità (alla bellezza, alla bontà) si tende e la si cerca. IDintravederne il volto, in quel po' di lume che ci riesca di far nascere dal nostro ardore, è già una gioia, ed è ragione e stimolo sufficiente a voler riardere, per rivederlo domani, e dopo, e ogni giorno sino all'ultimo. Ma - dirà qualcuno - questo è come il girare della farfalla intorno al lume. Sarà : ma a stare vicino al lume ci si vede e ci si scalda, ed è già qualcosa. IDanche la Terra gira intorno al Sole : ma se ci si buttasse dentro, buonanotte anche alla filosofia. L'autore di queste pagine le ha scritte anche per suo piacere, si capisce: per il piacere che egli prova nel cercare di veder chiaro in sé di fronte all'arte e nel– l'arte ch'egli si pone di fronte: ma egli sa benissimo, o per lo meno lo crede (egli è un uomo di filosofia ignorantissimo), che di assoluto, per u,n artista, non c'è che il voler conoscere, il voler vivere, agire, cercare con amore l'amore, cioè la verità la bontà la bellezza, che sono una cosa sola. Ma egli ha scritto anche per un fine, che se l'avesse anche solo in piccola parte conseguito si riterrebbe abbondantemente compensato della sua fatica: indurre i lettori, e specialmente i lettori musicisti, a pensare al problema bellissimo e difficilissimo dell'interpre– tazione artistica. IDche gli artisti creatori - compositori, poeti - non sentissero soltanto il valore, la divinità (in quanto provenienza) del loro dono, ma anche, ciò ancora di più, il dovere loro imposto da si prezioso dono verso il Donatore e verso i meno fortunati di loro : e non insuperbisser.o tanto da credersi Padreterni. Creatori ? Si, in un certo senso. Ma se non ci fosse intorno a loro il mondo ? E che gli interpreti - esecutori, traduttori, critici - che sono anch'essi dei fortu– nati, degli eletti, sentissero ancor più la difficoltà e la delicatezza del. loro l!òm– pito, e il peso della loro responsabilità dinanzi alle opere da interpretare. Il sottoscritto vuole infine dichiarare che egli sa benissimo come le cose da lui dette non possano avere nessun senso se riferite a certe musiche per modo di dire : come sarebbero certi vaniloqui sonori (si chiamino musiche impressioniste o sim– boliste, o altro che si voglia) che i classicisti chiaman musica romantica cdn inten– zione spregiativa (e davvero, se tale avesse a essere l'arte romantica accidenti al romanticismo) : e come sarebbero anche certe musiche neo-classiche dra di gran moda; divertimenti, passatempi, giochi sonori, dei quali si può ben dire che quando non potrà più esserci l'illusione del neo non ci potrà più essere neanche quella del classico, perché si vedrà che non c'era neanche la musica. I. P. BibliotecaGino Bianco
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