Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

Interpretare la musica 711 '\'iva, una musica, se periodo per periodo, frase per frase, battuta per battuta, egli lllon presenta la necessità del periodo, della frase, della battuta che verrà dopo. E sopratutto in tale presentimento (a creare il quare contribuirà la sensibilità istintiva, ma, come s'è detto, contribuiramno anche osservazioni e considerazioni varie) egli troverà la giustezza - una sua giustezza, si capisce - del– l'espressione che da lui sarà attuata, in quanto ritmo, movimento, intensità e carattere del suono, ed altro ancora. Ecco un esempio - questa amalisi di una pagina dell'Otello ver– di31no- atto, mi pare, a dimostrare che cosa si possa intendere· per interpretare la musica, e che cosa si possa intendere quamdo si dice che anche l'artista interprete è un creatore. E il medesimo si potrebbe intendere quando si parlasse della interpretazione dei critici, se i critici illOncredessero loro còmpito, loro dovere, 'loro missioille, cercare e dimostrare di U1I1'operad'arte il brutto piuttosto che il bello. ' Ohe la critica non abbia il diritto di cercare e dimostrare dove un artista ha fallito (anche perché: ma questo è più difficile), dove un'opera d'arte non è riuscita, dove è brutta, io ID.ondico. Ma se in arte il bello è - come io credo si possa dire - l'essere, e il brutto è il non essere, il critico 1D.egatoree distruttore, quello che cerca e mette iill mostra il brutto (e ancora, dato che ci pigli !) non può essere detto interprete. Come si potrebbe interpretare - cioè ri– creare, far rivivere - ciò che noill vive? E lasciamo poi andare che se un critico interprete, oltre che far del bene ai suoi lettori (ri-creare espressioni artistiche dimostrandone la bellezza all'intel– letto dei lettori, così che essi ne comuillichino la rivelazione al loro sentimento), può trarre gioia dalla sua fatica (una gioia che i cri– tici interpreti sanno: e certo la seppe, per esempio, il De Sanctis interprete di Dante e di altri poeti, e la seppe il Carducci degli studi critici : e certo la sa il Vitelli interprete dei tragici greci, e la sa De Robertis iillterprete di Leopardi); il critico limitatore, negatore, distruttore, ID.Oill ha da trarre dalla sua fatica che amarezza e fa. stidio : lo può confessare - se sia uill galantuomo - chiunque, me compreso, ci si sia qualche volta provato. Ma questo è un altro argomento .... È un altro argomento, sì, ma non poi tanto lontamo dall'argo– mento pri~cipale di questo discorso. E val la pena di spenderci due parole. Per dire semplicemente questo: che come l'attività creatrice ~sige dall'artista creatore amore, continuo e appassionatissimo (per me, io dico che alla propria arte bisog,na volerle bene come a un'amante: ed è un'amante sempre ugualmente giovane e che pare ogni giorno più bella), cosi illOn dovrebbe mai senza amore agire l'interprete : e non lo dovrebbe neanche il critico. Questa è U1I1a BibliotecaGino Bianco

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