Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

710 I. Pizzetti quarta eccedente e ottava (il si bemolle deve essere inteso come la diesis) ritmato da 1 profondi sussulti dell'orchestra, che le precede e poi le accompagna; intonato sullo stesso mi, che balza poi sino alla sua nona superiore, sulla parola furia, il terzo settenario; e poi « la sento)), dice Desdemona (della Furia), e la voce sceinde sulla dominamte; « e [100 l'intendo)), e la voce scende ancora, sino alla tonica onde si mosse, e ,sta: e p~re_non_ abbia più forza per dire altro. Ma esso, dopo un momento d1 s1lenz10 (seintiroe la d'urata giusta e necessaria, di quel silenzio!), ecco Desdemo[la risolleva il bio[ldo capo e volge gli occhi azzurri verso l'infelice suo sposo stra– ziato dal sospetto atroce, e dice: «Guardami! Il volto e l'anima ti svelo : il core infranto mi scruta .... >>Anche se non ci fosse, come non c'è nessUJI1adidascalìa per l'azione scenica, se [lOn ci fosse quella parola «•guardami)>, basterebbero gli accordi onde l'intona– zione di essa nasce, a far vedere il gesto di Desdemona, e la purezza del suo sguardo e l'innocenza dell'animo suo: un accordo di quarta e sesta su UIIl re (s'era in mi minore), pianissimo, di un color ce– leste tenuemente lucente (lucente di suo, non per altr•e illumina– zio[li), e poi un accordo perfetto sopra UIIl do, con la terza nella parte superiore, un accordo runcor più chiaro e limpido di quello precedente. Ed ora pensate alle parole che stanno per essere dette (tutti versi poco belli, lo so : non ci badate) : « Il volto e l'anima ti svelo: il core infranto mi scruta)), parole con le quali Desdemo[la esprimerà la sicurezza della propria ill!l1oceinza e, insieme, il dolore del •suo cuore ferito. E osservate come Verdi 1e ha ritmate, con quel ritmo appassionato e pur sosteinuto, e come le ha intonate, tutte dentro la tonalità di la minore, così piena di appassionata tene– rezza dopo quei due accordi precedenti, chiari e azzurri. Ma perché la musica di tutto il periodo in la minore acquisti il suo giusto valore e peso, bisogna che l'interprete IIlepresenta la necessità già da ,quel mi, terza dell'accordo di do maggiore, sul quale la voce di Desdemona s'è fermata mentre gli occhi puri si offrivano allo sguardo scrutatore dello sposo sospettoso. Bisogna che in quel 1ni cominci già a tremare, a palpitare la tenerezza, la passione che, come sarà costituita dall'orchestra la tonalità di la minore/ si espamderà ilil un nuovo canto. E cosi quando, conclusa la frase me– lodica in la minore 1 Desdemolila non potrà più frenare le lagrime, e piamgendo dirà : « Io prego il cielo per te con questo pianto >>, lo sgorgo del canto dovrà essere sentito dall'interprete come IIleces– sario prima che esso si mamifesti: e che debba essere quello, e che debba venire così come viene, da quella dolente to[lalità di la mi– nore a quella liberatrice tonalità di fa maggiore: e inammissibile in qualsiasi altro modo. Un musicista ililterprete, insomma, non può sperare di rendere, BibliotecaGino Bianco

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