Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

Interpretare la musica 707 stro dell'interpretazio[le. Della cui grandezza può aver avuto il · senso chiunque abbia udito amebe una sola delle sue interpretazioni, ma non può averne avuto la dimostrazione se iilO[lchi l'abbia udito studiare e far studiare le musiche da essere eseguite. Nessuno più di lui pro[ltamente e profondl;l,mente sensibile all'espressio[le musi– cale: e nessuno forse quamto lui scrupolosamente rispettoso delle indicazioni scritte dai compositori. Ma nessuno, certo, come lui appassionato di penetrare e intend!ere il senso e la ragione di ogni parola di lliil discorso musicale, e la ragio[le e il valore di una mo– dulazione ritmica o armonica, e di uno svolgimento tematico, e del– l'architettura di un pezzo, di U[la sinfonia, di un atto d'opera. Sensibilità musicale istintiva? Si. Umiltà religiosa? Anche. Ma, in più, U[lamore si profondo e appassionato e trepido che l'intelligenza dli lui fa genio. Ed io mi son trovato più volte, dinanzi alle sue in– terpretazioni apparentemente più semplici, a ,pensare quel che in– numerevoli volte mi han fatto pensare certe musiche, come quella introduzio!ne al secondo atto della Norma della quale s'è parlato dianzi. - Ecco una musica, questa ora diretta da Toscanini, che io conosco benissimo. Che altro ha egli fatto, se non esigerne e otte– nerne la esattissima esecuzione, i[l quamto valor,e di ogni suono, e in quanto movimento, e accenti e coloriti ? E allora, perché la stessa musica tante altre volte udita eseguire con [lOn minore rispetto della sua notazio[le, [1On.mi ha mai commosso come ora, e non mi è mai parsa sì bella e potentemente espressiva? Questione di genio ? O questione di amore ? O genio e amore SO[lO, al di là di un certo limite, una medesima cosa?). Dicendo che l'interprete di un'opera musicale (o poetica), tra– ducendola in linguaggio attivo, vivente, lari-crea, non si vuol però dire che egli possa agire come l'artista creatore, a suo proprio ar– bitrio (cosa, del resto, che [lessuna delle affermazioni sin qui esposte dovrebbe aver lasciato supporre). La musica - su questo possiamo ritenerci tutti d'accordo - [lOn è un lmguaggio le parole del quale possano significare in modo preciso cose e concetti: ma (e su que– sto, lo so, c'è chi non la pensa così: e tanto peggio per loro) è un linguaggio J che ha caratteristiche e proprietà tutte sue, ma amebe proprietà comuni a tutti i linguaggi: un linguaggio che l'artista (quando è tale, beninteso) adopera per esprimere emozioni, senti– menti, vita. Bisognerebbe essere dei frigidi, dei sordi all'espressio[le musicale come era l'Hanslick, per affermare che llilla pagina di mu– sica, modificandone tutt'al più il movimento (nel qual caso la di– versità delle sue espressioni [lon sarebbe più data dalla musica, ma dai differenti movimenti), possa produrre, secondo le circostanze o ragioni del tutto estrinseche, lliil'impressione di gioia come di dolore, di calmo benessere come di penosa agitazione, e via dicendo. La musica è un linguaggio) del quale l'artista creatore, secondo le esi- BibliotecaGino Bianco

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