Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
706 I. Pizzetti (perché i!Iltal caso, se egli avesse facoltà propriamente creatrici, di quella realtà creerebbe una sua propria interpretazione: e se tali facoltà !Ilonavesse, noo glie ne verrebbe fatto niente), direi che l'ar– tista interprete è colui che posto dinamzi a un'opera da i1I1terpretare riesce, sezionandola e analizzandola per virtù d'intelletto, a sentire la necessità, e direi la naturalezza, di ogni sua parte, di ogmi suo elemento costitutivo, e la necessità di quella data successiollle e di quel dato ordine di tutte le sue parti che egli dovrà con la esecu– zione ricomporre. Due, dunque, le interpretazioni, analoghe ma no!Il identiche: l'una attuata per scelta, elezio1I1e, volo1I1tà;l'altra attuata per rifles– sione e persuasio!Ile. Ma appunto perché si l'opera creata dall'artista e si la sua ri– produzione attuata dall'interprete, dall'esecutore, sono mterpre– tazioni, anche quello che diciamo interprete, l'artista esecutore, è un creatore. Ma si tratta, evidentemente, di due gradi di creaziollle artistica. Infatti, se è vero ,che l'ililterprete esecutore rende viva, manifesta, e cioè ri-crea per virtù sua propria, U!Il'espressione che senza la sua attività ri-creatrice rimarrebbe notazione muta, è pur vero che la virtù dell'interprete rimarrebbe sterile - e tanto var– rebbe IIlOlll esistesse - se non esistessero opere da interpretare: ed è pur vero che quando un'espressione è notata, scritta (quamdo, in– somma, è), essa esiste per sé stessa: lllon solo, cioè, preesiste all'in– terpretazione che oggi, o fra dieci o fra cento anni, potrà esseme data, ma sarà sempre causa di n,n effetto che altrimenti no111 po– trebbe essere prodotto. Ma - si potrebbe chiedere - se l'artista interprete nolll può riesprimere un'opera musicale o poetica esattamente come essa fu sentita dall'artista creat6re, ma egli mterpretandola la ri-crea, ma allora la notazione di un'opera musicale o poetica lllon ha un valore rigorosame1I1tedefi1I1itivo ed esattamente traducibile se non per l'au– tore dell'opera stessa? Ma no! La notaziollle di un'opera musicale o poetica non è rigorosame1I1te definitiva neanche per l'autore del– l'opera: e neanche per lui essa è traducibile (cioè interpretabile) illl modo rigorosamente esatto e immutabile. E perciò - voglio dire anche per questa ragione - vi sono autori di musiche, e certamente anche di poesie, che sono cattivi interpreti delle proprie opere, o che illl quanto tali rimangooo assai inferiori ai loro traduttori. Ed io credo, per esempio, che non mai Beethovelll poté pensare della terza Ouvert1tre della Leonora - lllon dico quando la creò, mentre la senti sorgere dal suo intimo e lllel suo intimo formarsi, ma dico da quando egli se la vide davamti notata sulla carta, e lllella scrit– tura quasi solidificata e raffreddata - u!Ila interpretazione si po· tente, tragica, appassionata, come quella che io e tanti altri s'è avuto la fortu!Ila di udire da Toscrunini. (Toscanini : ecco un Mae- BibliotecaGino Bianco
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