Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
I Interpretare la musica 705 piam.oforte e su un violoncello. Non dico che le esecuzioni di mu– siche antiche ,su strumenti del loro stesso tempo non siam.o giusti– ficabili e non possano essere interessanti ; come ogni atto umano rispO[lde a una determilnata ilntenzione, così ogni atto è causa di un particolare effetto; e un'impressione particolarmente caratte– ristica quelle esecuzioni .secon'dointenzioni storiche ce la darebbero certo·. Ma dico che, siano da noi eseguite le musiche runtiche su run– tichi strumenti (e penhé, per voler essere scrupolosissimi, non anche da esecutori in costume e dinanzi a uditori in costume?), o siano eseguite su quegli strumenti che nella nostra pratica corri– spondO[lo a quelli per i quali esse musiche furooo scritte, la nostra ililterpretazione sarà sempre una interpretazione nostra) di uomilni, cioè, che traducendo in linguaggio vivo e manifesto un'espressione d'arte lontana, già storica, creerainno con l'espressione anche la sua lontananza, l;:tsua storicità, ma non potram.no mai crearne la vera e propria storica realtà. di siamo ora ilncontrati, duram.te quest'ultimo periodo, in due ,parole il cuo avvicinamento mi pare possa darci un poco di utile lume : tradurre e creare. Interprete di U[l'opera musicale (diréi di un'opera d'arte in ge– nere, .se non avessi già dichiarato di voler parlare di musica sola– mente), interprete di un'opera musicale sarebbe dunque colui che traduce iln linguaggio vivo, attivo, l'espressione notata dall'artista creatore? E tradurre, in questo senso particolare, sarebbe dU[lque qualcosa di simile al creare ? E se l'interprete è ilnsieme traduttore e, in un certo ,senso, creatore: l'artista creatore sarebbe dU[lque an– ch'egli un interprete? « Or voi rapsòdi non ililterpretate i poeti? Voi dunque siete interpreti d'interpreti», dice Socrate, nel J one di Platone, al rapsòdo di Efeso. I111terpretidunque entrambi, l'ar– tista creatore e l'esecutore dell'opera da quello creata. Ma quale la differenza fra l'U[lo e l'altro? Io direi che l'artista creatore interpreta, organizzandola per. virtù d'intelletto e secondo suoi propositi e scopi, quella realtà - materiale o fruntastica, fa lo stesso - che ha commosso, in quanto apparenze, attività, signific'ato, il suo sentimento : e crea dunque una nuova, una sua realtà, che è, appunto, interpretazione di quella che lui commosse, in quanto egli 111e ha scelto gli elementi e le parti e le apparenze e i momenti, e l'ha composta e organizzata secondo le simpatie del suo runimo e le esigenze del suo spirito. E direi che l'artista esecutore, riproduttore di un'espressione artistica, quello che diciamo più comunemente ilnterprete, non po– tendo diventare volta per volta, dinanzi alle opere da ilnterpretarre, ]'artista che le creò (essendo inammissibile, come assurda, l'identità dì due esseri), né, quand'anche gli fosse dato, potendo per il suo còmpito rifarsi a quella realtà oode nacque l'opera da interpretare 45 - P~nse>. I ibl1oteca G no Bianco
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