Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
704 1. Pizzetti bisogna: 1°, sentire l'opera nella sua estensione temporale e ill.el suo movimento; 2°, sentirla col suo suono; 3°, sentirla illel suo s vol– gimento, illel suo divenire, e nella sua architettura: come potrà l'in– terprete riuscire a taillto? Se io illon intesi male il senso della sua osservazioille, quel giovi– notto del mio Conservatorio pensava, l'altro giorno mentre io gli parlavo della Sonata di Brahms, che il musicista esecutore, per interpretare il meglio possibile Uilla composizione, 1110111 ha che da abbandonarsi alla sua sensibilità istÌllltiva. Ora, io non voglio affer– mare che la naturale sensibilità musicale non abbia u111 gramde va– lore e noill sia, anzi, più che necessaria, indispensabile alla inter– pretazìone. Ma dico che nOillha quel valore assoluto, esclusivo, che le attribuisco1110 i dilettanti, gli ignoranti, ,gli scansafatica. Essa, cioè, può aver valore sufficiente soltamto là dove l'autore dell'opera da interpretare .si sia egli stesso semplicemente abbandonato alla sua istintiva musicalità. E ognun sa se pure nelle opere dei musi– cisti più dotati sian proprio molte le pagine puramente istintive, im– provvisate, scritte senza riflessione e meditazione, in uno stato di quasi incoscienza! (Ché, intendiamoci bene, non si possono consi– derare come tali tutte le musiche che paiono le più spontanee e felici. Ognun sa, o può apprenderlo, che le pagine più limpide e che paion le più inspirate di Beethoven furono le più meditate e ripe– tutamente elaborate: e quella pagina miracolosamente inspirata e felice, e chiarissima e semplicissima, che è la « Casta Diva» di Bel– lini, fu rifatta sei o sette volte). C'è poi chi dice, e c'è chi l'ha scritto, che l'interprete di un'opera d'arte deve porsi nell'identico stato d'amimo Ìlll cui si trovò l'autore dell'opera qurund:'essa fu creata. Un'affermazione che è indizio di presunzione superbissima o di straordinaria semplicità di mente. Ma se neppure uno stesso uomo può sentirsi identico a sé stesso in due momenti successivi della sua esistenza! Interpretare, per esem– pio, la Fantasia cromatica o la Pastorale) la Follia o il preludio della Traviata) volendo essere e sentirsi volta per volta quali furono B ach e Be ethoven, Corelli e Verdi, in quel momento (fatto di chi sa quam.ti momenti) Ìlllcui tali opere furono create ? E chi potrebhe pr esumere tanto? Non meno erronea presunzione mi sembra quella di quegli interpreti - esecutori o critici - i quali pensamo non po– tersi arrivare alla giusta interpretazione di un'opera musicale del passato se 1110n attuandola secondo criteri rigorosamente storici, considerazio~i storiche, pratica storica. Come se noi tutti, uditori, poniamo, di un pezzo per clavicembalo di Scarlatti o di Couperin o di una S0111ata per viola da gamba di Bach, potessimo essere altri, potessimo avere uilla differente, anzi diversa, sensibilità, secondo che tali pezzi ci venissero eseguiti su uill clavicembalo del tempo di Scarlatti e Couperin e su un'antica viola da gamba, oppure su un BibliotecaGino Bianco
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