Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
692 A. Stanghellini restava, sia pure sopra un letto più vile, per uno di quei pietosi adattamenti di certe famiglie che scendono con disinvoltura gra– dino per gradino, ma considererebbero vergogna fare tutta d'un colpo la scala. E, sotto quel baldacchino rosso io dovevo vedere mia madre morente e anche oggi mi rpare che il suo ultimo respiro sia rimasto fermo lassù, chiuso nella piccola cornice dorata che in– quadra alla sommità la volta di seta. Aria ferma e grave quella delle vecchie case, fatta d.i voci spente, di sospiri, di accenti dolci e amari, di singhiozzi e di gemiti, di parole irreparabili ; le vecchie frigide mura dove fu preparata la commistione dei sangui, il dosaggio delle generazioni rimandano an– cora l'eco di dispute penose, di ulti tra anime; i padri che vogliono rivedere tal quale nei :figli l'educazione ricevuta, i :figli che s'alzano contro di loro, 1~madri che s'interpongono pallide, ansiose, divise ; vi cova in mezzo i.I rancore e l'amore, nido o carcere, asilo o dan– nazione; la giovinezza vi s'impenna e., d'ogni :finestra fa un oriz– zonte sconfinato, la vecchiezza vi s'adagia nella triste e ragionata delusione della vita. Le generazioni si ripetono l'una nell'altra quel tanto che basta perché l'anello della catena non si rompa, ma non abbastanza :per– ché tutti non esaltino rispettivamente l'educazione dei padri, la religione delle madri e non tessano l'elogio dei tempi trascorsi, confondendo spesso la reale bontà del passato col rammarico della [Perduta giovinezza. V'è chi nella casa sente Iddio dappertutto ~ anche d'un soffitto fa il suo cielo e, s·olo che alzi gli occhi, lo vede pieno di stelle; v'è chi non sente che peso e costrizione; chi vi ri– torna dal di fuori, ogni giorno, festoso e chi vi r~porta il corpo, come l'animale alla stalla per la mangiatoia e il beveraggio; chi si fa poesia del desco familiare, come di tutte le minute abitudini ca– salinghe e chi si sente specialmente lontano dai suoi più vicini. Eppure, eppure .... Non c'è niente che si ami come la [Propria casa, e bisognerebbe pensare a una specie di attaccamento animale, visto che per molti il calendario dei giorni, non dirò felici, ma se– reni rimane intonso o quasi. Anche i più bastonati dal destino, quelli per i quali ogni stanza serba un triste ricordo non saprebbero distaccarsene senza sentirsi lacerare dentro qualcosa di vivo. Forse siamo misteriosamente pe– netrati dalla santità di una legge che della casa fa il fulcro in– torno a cui si svolge, nelle vicende di una famiglia, la continuità delle generazioni che si modificano, è vero, ma si rinsaldano sopra una :fine e un iprincipio; il senso dell'eterno nella breve parentesi d'una vita che rende più preciso lo stimolo delle responsabilità, sia di fronte a quello che si è ereditato dai padri, sia a quello che si BibliotecaGino Bianco
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