Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

I tetti rossi 689 strage, egli s'abbandona ora sul maglio con l'impeto di chi distrug·ge e di ,chi crea. Tan, tan, tan. I primi colpi sembrano calmi, quasi assaggino la cottura del ferro. II fabbro non guarda più intorno. Uomo incudine e metallo rovente sono una sola cosa. Tan, tan, tan. I colpi si fanno ipiù serrati e decisi. Il ferro è duro. L'uomo stringe le mascelle e allarga gli occhi. Tan, tan, tan. I colpi sono semipre più fitti e il respiro affanna. Più forte, sempre più forte! Giù, giù, giù. Ora l'uomo ride ferocemente con i soli occhi. I suoi nemici son li tutti, forse; torma invisibile che non vuol piegarsi· a lui e 10 accerchia e lo dileggia e gli _tende agguati. Non parla, ma la gioia feroce che lo scaglia contro il ferro rivela i suoi pensieri. Disuma– nato dalla sua tiranna certezza egli sembra ora il simbolo mo– struoso e terribile di tanti uomini che un'idea fanatizza e dissenna, impervi all'altrui pensiero, ignari del ouore altrui. Il ferro è già nero, ma l'uomo batte batte batte in silenzio col capo chino e il volto spettrale. - Interrompilo, si stanca, - suggerisce qualcuno. - Lascialo stare, - risponde l'infermiere sènza alzar gli occhi dal tornio. - Fa sempre così. Quando s'è sfogato, torna come noi. Lo «sfogo>> - in libertà - si sarebbe chiamato strage. L'UOMO SISMICO. Parla con me tranquillo, sorride anche, di cose umili intorno a noi : d'un berretto consumato, d'alcune pietre cadute, d'una scarpa troppo grande. D'un tratto mi guarda ipiù fisso quasi mi scoprisse allora e lo sguardo si fa bianco largo senza pensieri. Il volto si contrae leggermente come se ammiccasse, la bocca sussulta, si torce in un improvviso disgusto e gli occhi, perduta di colpo la mèta, si staccano come due cavalli nell'impennata. Poi cade: come cade l'ombra, come cade il fulmine, come s'apre la terra. Dalle profondità del suo corpo prorompe, travolgendo invisibili argini, una forza cieca tumultuosa grottesca che lo scrolla lo squassa lo contorce come un albero nell'uragano. A ipoco a poco il COI'Jpo trema più lentamente, a scosse brevi quasi dolci; gli occhi si chiudono ed egli precipita tutto, pesan– temente, nell'abisso del sonno. Morbo sacro. Tale lo giudicavano gli antichi iper la sopranatu– rale violenza di quello scrollo. Santità oggi spodestata dalle trances dei mediums. CORRADO TUMIATI. iblioteca Gino Bianco

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