Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

I tetti rossi 683 I Un cenno negativo. - Questa? - No, no ; lasci stare. - E quale? Il bel braccio, fuor della manica rimboccata si allunga e le dita un poco rosse un ipoco gonfie cercano, dal rovescio, fra le pagine consumate. Ad una d'esse il libro rimane aperto e il braccio si ritira. Leggo : « Pazienza, mio signore Gesù, pazienza anche iper oggi.. .. >> Suor Giulia ha abbassata la cuffia e pela, troppo rapidamente, le patate. LA SPOSA. La guerra par d'oggi a guardarlo, tanto è presente in lui e l'ha rivestito d'una indifferenza quasi solenne. Alto, rossiccio di capelli, la collottola dura e squadrata, s'avvia al iparlatorio con le ga;mbe e le braccia larghe, adagio, come salisse. Ha chiesto della moglie e di « Brighela )), l'infermiere che è stato suo compagno lassù. È la seconda volta in due anni che viene a trovare la sua donna naufragata quaggiù nella follia durante l'ul– timo anno di guerra. Nell'attesa maciulla con mezza bocca un mozzicone di sigaro. Allorché ode 'schiudersi la porta, si volta e fa due !Passi incontro alla piccola donna che s'avanza raggomitolata in un sorriso lezioso. n braccio di lui si tende, ma la testa e il torso arretrano, istinti- vamente. · - O Nina) come vala? La donna non risponde : si frega il dorso di una mano e ride di sottecchi senza riconoscerlo. - Son vegnuo col pelegrinagio) dice guardandole le ginocchia, come vala ? magnistu ? Si son seduti sulla panca. Lei si è accomodata le vesti dattorno con cerimonia. L'infermiera si è ritirata in un angolo a sferruc– chiare. Nel silenzio che segue la domanda, l'impaccio dell'uomo pesa come una materia greve. Nella quale non distingui dolore o pietà, ma forse soggezione per quella donna nuova e compassata che egli non capisce più. - Ciò) Brighela) sistu ti? Si volta, quasi con sollievo, a salutare un infermiere bruno magro dall'aria furbesca che è entrato in fretta sorridendo e gli si è acco– stato battendogli una mano sulla sipalla. BibliotecaGino Bianco

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