Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

I tetti rossi 679 La madre lo guarda con gli occhi sbarrati, una mano aperta sulla bocca. Le pare un'estranea, ora, la sua creatura su quel lettuccio e con quella veste bianca dappresso. Staccata - definitivamente - da lei. Con lo sguardo fisso ripercorre il solco rovente del pensiero. Se 1parlasse, udrei certo la sua voce di bambina ripetere monotona l'innocente, disperato «perché». La visita è terminata. Potrà restare. Il padre sembra liberato da un incubo. Si fa loquace, promette _compensi, manderà anche, se la vogliamo, la carrozzetta che ave– vano comprata e che non serve più. Come debbono scottare quelle due grandi lente lacrime sul volto di lei che tace ! Il padre s'accomiata cerimonioso e raccomanda che non gli si scriva « COIIl la carta i!Iltestata ». Sa .... sono insegnante in un gin– nasio .... 'Ma la madre dice in un soffio all'infermiere: - Il latte .... sa, non lo vuole .... ' E nel dargli una volontà, le pare forse d'aver consegnato un bambino. SUOREJ. La parola « mO!Ilaca)) è un sigillo bianco, U!Ili.forme apposto a migliaia di piccole anime timide o turbolenti, dolcissime o amare. Qui nell'ospizio sono una dozzina. Viste in gruppo, la sera, ciascuna :perde la sua linea. Tu non vedi che il grigiore monotono delle sottane e il chiarore delle cuffie: iilOn distingui i volti. Rimam.e sol– trunto nelle voci qualoosa di personale. Buona sera, dottore ! Dodici saluti, dodici anime. Una voce è opaca, lontana, un'altra è vibrante. qualcuna trema, molte sono untuose, striscianti, qual– che altra ride. Le cuffie si abbassano, piegando verso di me, poi dolcemente si rialzano e lo stropiccio dei passi si perde a poco a poco. Di giorno è tutt'altro: ognuna ritorna quella che è. Nel silenzio della piccola infermeria suor Lorenza ordina ogni mattina le boccette, le fiale, le fascie con l'amore d'un collezionista. Suor Lorenza è romagnola : ha un viso ovale e pallido, due grandi occhi neri. Quando solleva le lunghe ciglia, suor Lorenza imbroncia lievissimamente le labbra. Suor Lorenza non ha mai amato nes– suno: basta guardarle le mani: mani classiche di monaca, avvezze a rincalzar letti, a carezzare malati ed a far fiori finti e dolci con la conserva. L'uoono per suor Lorenza è un bambino coi baffi. Se az- ibliotecaGino Bianco

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