Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

676 F. J!'lora - Ritratto di Vittorio bnbriani dominio stesso della parola. Come un conversatore salace che rac– conta serio serio i suoi aneddoti, si compiace coo Ulll lieve incre– spato sorriso, con Ullla strizzatina d'occhio dell'effetto comico che attua. Infine amche nel suo raccontare aulico egli non cessa d'es– sere meridionale, e. da quel suo aulicizzare e render toscaneggiante il tono meridionale, trae un nuovo partito pel comico. Stile dunque sottilissimo e perciò difficile a cogliersi nel suo vero carattere. Ma poiché è uno stile adusato alla caricatura, alla satira, all'umore rendendo oggetto comico la lingua stessa e lo stile adoperato, in un :finissimo gioco tonale, parodiando lo stile classico ed elevando ad aulicità linguistica il tono dialettale, viene il momento in cui l'Imbriami ne rimane vittima: e se vuol espri– mere tOIIliaffettuosi, casalinghi, pietosi, non sai bene se dica sul serio o se scherzi : allora diventa illeggibile e noioso. Anche nei versi lo stile non è fuso. Sono d'iscorsi prosastici in forma metrica, e il Croce :finemente osservò che hanno « un'inten– zione quasi parodistica : sono versi che, armati di tutti i sussidi della metrica, muovono all'assalto come a 111egare l'essenza stessa del verso.)) Talvolta purtroppo sembrano versi maldestri di uno scrittorucolo provinciale. ' Eppure il loro lato ritmico, che era poi quello che fondamen– talnlente interessava l'Imbriami, cooscio d'essere «verseggiatore in– felice, bisbetico ed aspro)), il loro lato fonico ha u111a nobiltà inven– tiva che non si può disconoscere, una forza di nova musica aspra nelle parole, di costrutti acri ÌJnsoliti e vigorosi. La li111gua italiana acquista un sapor latino in questi versi, che han1110anche una difficile costruzione, e si fatica-a pronunziarli. Qua e là poi hamno momenti di piena felicità e l'artista vi riappare sarcasticamente o fiabescamente efficace. E nei versi si trovamo i pochi momenti d'abbandono che egli ebbe : dico, come letterato, ché poi qualche momento di tenerezza fermò amche nel suo epistolario. Uno scrittore così complesso e cosi sottile non sarà certamente popolare; ma quale degli scrittori classici è veramoote popolare? Il fatto è che ben pochi tra i 111ostri letterati, naturali custodi della. tradizione, conoscono gli scritti dell'Imbriani: e veramente molti di questi scritti è assai difficile procurarsi, anche perché l'autore li stampò in pochi esemplari (delle Tre Maruzze solo ventotto copie) e molti bisognerà trarli da riviste. Ma credo che il giorno in cui le opere di questo srngolarissimo scrittore, fossero offerte agli studiosi, Vittorio Imbriani sarebbe collocato 111ei quadri della nostra miglior tradizione, tra i più vivi e originali scrittori del- 1' Ottocento. FRANCEJSCO FLORA. BibliotecaGino Bianco

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