Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
674 · . F. Flora ,letterario quale oggi 1 più astuti tormentatori di pagine non se lo soQ'IIlano; ma è ·che la letteratura qui è un modo spontaneo b • del suo .temperamento e quando egli• vince le resistenze della ri- flessione, se la trova innanzi come :fiaba e umore. Egli si serve dei modi letterari per intooarli a modo suo, cioè per farne modi del suo stile·, come in una costruzione architettooica si pos– sooo inserire vecchie coloone e statue, in tonandole al •.nuovo edi - ficio. E non ·è dissimulato o mentito il gusto di rifare il periodo boccaccesco o aretiniano o basiliano e secentesco; anzi il vero ~ono • artistico del suo periodo è nella coosapevolezza di rifare con cari - catura o c001gioia di adesione, il periodo antico, aulico, o secen– tesco ~cc. Se il guardiano del giardino del re, nelle Tre Mariizz·e) respingendo la c@rruzione di chi gli chiede le rose che non devono esser toccate, parla come se sapesse ·di imitare il Boccaccio: « E se me n e 'desse anco cento e millanta mila ecc.)), l'autore trae partito dalla inverosimigliam.za ed impossibilità di. ,quel parlare, per il suo sorri dente stile. E il fr ate che nella Novella del vivioomburio) vo– lendo convertire la fredda marchesina ad esser pietosa verso gli amatori e ricambiar,e la loro pai;;sione, per impedire che a, furia di. suicidi il regno :finisca e anche il clero ll1esoffra, comincia : « Et in - sino a quando. abuserai della pazienza umana ecC?.. )), genera una comicità rifranta, proprio per quell'accento cicerO!Iliano catilinario. Così l'uso del discorso indiretto negli scritti dell'Imbriani, è fatto per UIIla bizzarra, caricatura dei discorsi tacitiani, seriosa– mente storici: e cosi in Mastrlmpiooa gli avviooe di scrivere: « Il Procuratore gooerale avrebbe vo luto procedere. Ma l'Autocrate d' Antibo, alle prime rimostram.ze fattegli fare o:fficiosamente da Re Zuccone, rispose : - Essere R e, non esser sindacabile se non da Dio, per la propria condotta verso alcUIIl suo suddito. N O!Ilpo– tersi sottoporre ad alcun Tribunale scaricabarilese in virtù del principio d'estr aterri torialità. Aver esercitata ecc.)) Dove la biz– zarria desta il p.iù schietto umore. Al modo che l'Alfieri è tutto aspro cootro il metastasiano be– lare, Imbri runi met te fuori U!Il italiano difficile e scontroso cbe talvolta dà per:fi.no fastidio; ma sempre è.improntato a, sicura· o"ri– ginalità. N é egli am a la lingua che si potrebbe dir manzoniallla: ama una lingua aristocratica, nella quale foode parole auliche e parole plebee, come s'e detto, parole togate e parole popolarissime; ma anche nell'uso della frase comUIIlee magari burocratica, p001e sempre un'intenzione di aristocratica personalità. Quel che egli usa, diventa imbrianesco. Pedalllte sulla dieresi e sull'ortpgrafì~ e sull'onde ·con l'infì!Ilito, vale a dire su certe minuzie alla Puoti, diventa di manica larga verso neologismi e barbarismi, aliÌnent31Ildo questa sua spregiudicatezza collo studio dei canti e r.a,cconti po-· polari e· coo la conoscenza dli lingue e idee strruniere. BibliotecaGino Bianco
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