Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
672 F. Flora E per la medesima ragiooe dirà la druda) la ganza) e nOIIluna ,parola più affettuosa di queste dispregiative, per dire l'amica) l'amante; quasi a velar sootimenti che possano per caso diventare convenzionalmeinte gentili. Talora, per 1110n apparir sentimentale, egli sembra ironizzare quel sé stesso che per un attimo si è abban– donato alla morbidezza, ed ecco con U111a barzelletta, 111el bel mezzo magari di un verso (che è il colmo), elude la parola sincera che gli è venuta in mente e la attenua. Credo che l'lmbriani abbia raggiunto 1a pienezza delle sue qualità artistiche, e direi il pieno equilibrio delle sue qualità nelle novelle scollacciate. Tutto l'uomo tereinziano è qui come u111 gaio fanciullone che si compiace di scandalizzare e ridere. Qui egli si sente più libero. Il :fiabesco di fate e oggetti fatati, la sboccatezza boccaccesca, la froodosa e barocca gonfiezza del Sei– cento, la spregiudicata bestemmia, il lazzo, la franca e generosa risata, la caricatura dell'erudizione e della lilllgua aulica, la grassa trovata edl osceina (senza morbosità lussuriosa nei vocaboli, ma gusto di scandalizzare con la schiettezza) : tutto qui è fuso e bene intonato. Qui no111 solo è lecito essere monellescamente iro111ici verso i propri studi e la propria dottri111ae smettere gli abiti severi o indossarli, se mai, proprio a fin di caricatura; ma è lecito, per una rivi111citadella monelleria sulla tesa ed astratta teoria monarchica, per una inconscia vendetta dello spirito artistico coot:vo lo spirito razionativo (e non ho già detto razio111ale),satireggiare i monarchi e la loro divina autorità: ed ecco, senza alcun rispetto del novel– latore, il re IIlelle Tre Maruzze) diventa becco (« duca di Corno– vaglia))} e la regina compie tali scandalose imprese veneree, che merità d'esser condannata all'infornagione. · E del resto, questo indomito monarchico, anche nel Mastrlmpicca ha mostrato di IIlOIIl rispettar neppure le sacre vite dei mo1I1archi,se dal cavalier Espo– sito Sennacheribbo ne fa « a:fforcare )) ben tre, Melchiorre, Gua– sparre e Baldassarre. S'è visto come egli per educazione, per aristocrazia e spirito di tradiziooe classica, per manìa di sincerità e mam.ìa di contraddi– zione fosse contro la letteratura del suo tem po: ora convien dir'é che nell'audacia di certe situazion.i egli previene gli scrittori che meglio sembrano interpretare il tempo nostro. Si trova in lui per– fi.111 0 q uel rompicapo della doppia persooalità su. cui si son versati tam.ti profluvi di spropositi. E l'umore atto111itoche oggi tanto piace (e che oggi però non ha la siçurezza di tono che aveva in un uomo come Imbriani, avvezzo ad impegnarsi, non già a servirsi del– l'umore per cansare Ulllarespo111sabilità o coprire una propria de– :ficieinzacoo l'aria dli superiorità che il discorso spiritoso confe– risce) : quell'umore distratto e di finto tonto si trova spesso in lui in audaci passi. Ricordo in Merope IV) uno scorcio inatteso eh; Biblioteca Gino Bianco
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