Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
Ritratto di Vittorio lmbriani 611 solo nello stile, come 111ella scena della novella or citata, i111 cui si parla dei suicidi che invadevano vie e campagne, sicché la povera marchesina non poteva affacciarsi senza vederli: o come nella sce111a in cui le gentildonne del luogo, visto che i lor mariti e compagni si uccidono l'uno dopo l'altro per la donna fatale, 1110n volendo che si spenga la razza, inv~tano 111ei vedovi talami i lacchè, i famigli, i guardiacaccia, eccetera, e ,prima di darsi agli insoliti amatori, « cro– cesegna111dosi >>dicono : « Non lo fo per fornicare, anzi il fo per generare, Amen>>. La comicità poi di certi motivi dell'Imbriami è nella spiegata inverosimiglianza: e quante volte, del resto, 111egli scrittori, l'inve– rosimile è un modo di comicità! Quante volte iin certe ciceroniane concioni dei perso111aggidel Boccaccio, l'inverosimile della viee111da no111 crea il comico ! E questo è un comico d:i una particolare forma metaforica, in cui, nell'atto stesso, la metafora è dichiarata come una impossibile realtà. Talvolta l'Imbriani ama la facezia pura e semplice, come 111ella storia di due tangheri oltram001tani che poi hanno nomi famosi, Guglielmo Tell e Federico Schiller: e la gravità sentenziosa e se– riosissima con cui racconta, genera il comico. Nell'umore sboccato poi, tocca pu111tiscandalosissimi e talora dli.spettosi ; ma sul dileggio e sul sacrilegio prevale il comico : cosi ad esempio 111ella scena delle reliquie che si legge nelle Tre Maruzze. Si compiace allora di dire le cose più madornali con aria semplice e distratta, l'aria di chi dice cose naturalissime, e iin realtà poi si ripromette effetto dal trucco, sapendo che del trucco appunto si accorgo1110,prima o dopo, un po' tutti. Ma l'umore non gli consente toni sentimentali, come non glieli c001sente la sincerità del suo spirito di contraddizione. La dolcezza, già, il t01110 affettuoso, gli parevan mollezza contro la quale Ulll truce antiromantico deve reagire. E se egli si abbaJndona ad una pagi– netta sentimentale, subito immette qualche frase che deve distrug– gere quell'abbandono. Cosi iin Merope IV, dopo aver ripetute le parole di lei : « Potete dire ch'io vi dò poco, se vi dò tutto ecc. >, 111elle quali non mrunca del resto un leggier tono ir001ico (che non è del discorso della donna beni111teso,ma dello scrittore che ne ri– pete le parole), aggiunge: « o che canchero d'amicizia» ecc. per ristabilire con quel « camchero » punto sentimentale, l'equiÌibrio suo contro i periooli romantici e la111guidi.Anche descrivendo la morgue di Parigi gli parrà necessario allentare la solennità del– l'argomento c001battute dure, e tra l'altro non trovamdo nella Cru– sca parola adatta a tradurre morgue, si dirà costretto ad inventare la parola Oadaverario, ripromettendosi, senza dirlo, ilare scandalo, e velando cosi nell'acrezza dei termini, la sua sentimentalità, e vorrei dir meglio, il sentimentalismo dell'argomento. BibliotecaGino Biar--co
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