Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
' \ Ritratto di Vittorio Imbriani 661 che ad uno, perché questi era mazziniano, repubblicano, cairolino, ed egli di tai bestie goder- non soleva. Non si aveva il tempo tranquillo per discutere le sue idee e i suoi argomenti, perché, prima d'ogni altra cosa, c'era un fatto per– sonale da risolvere : e in questa premessa si consumava tutto lo stimolo che veniva dal pietroso e truce scrittore, sicché ogni discus– sione sul merito reale dei suoi giudizi, e ogni indugio sul carruttere ,della sua sapida e ,perso111alissimaprosa, erano elusi senza vera colpa dei letterati e quasi direi dei comu111i lettori, impegnati am– ch'essi 111elle polemiche personali, quando altro mancasse, per la continua polemica che era lo stile stesso dell'lmbriani. Il suo ga- . gliardo temperamento, il suo ingegno dovizioso, colorito e fra– grante, fu misco111osciuto, fu reputato solo collerico, squilibrato, 111oioso e senza vero costrutto. Ma egli era uomo da compiacersi ap- 1punto di essere inviso ai contemporanei e forse amche ai posteri! Il meglio del suo animo, e quello che più conta, fu un dono artistico, sia ch<:lscrivesse teorie e critiche, sia che scrivesse ro– manzi, novelle ed aneddoti ; ma a questa sua qualità, ben pochi fe– cero attenzio111e:eppure e_rala qualità, che intona tutti i suoi scritti e in fondo li riscatta amche dall'asprezza e d:alla violenza. Ancora fino a pochi anni fa èram rari i lettori dell'lmbriani (e dico sempre tra gli studiosi, ché egli non è scrittor popolare) : oggi si può guar– dare a lui con tranquilla .simpatia: forse era necessaria la chiara sp,regiudicatezza estetica d'oggi, e il presente tardivo esaisperato romanticismo italiamo e la maggior vicinanza tra la cultura di tra– dizione meridio111alee quella di tradizione toscatna, per rendere ac– cessibile uno scrittore, che, solo in parte come il Saladino, pur avendo dirett,amente conosciute le letterature straniere che eserci– tavano influssi d'ingenuo romanticismo sui nostri veristi, rima111eva cocciutamente italianissimo, di tradizione boccaccesca e bandelliana e aretiniama da u111 lato e popolaresca e dialettale dall'altro. La sua prosa viva e 111uova, scritta con Thll.a oonsapevolezza stilistica rara e con una mod:ernità di ,spiriti che spesso oltrepassava quella dei suoi contemporanei anche maggiori e preveniva certi gusti di oggi, no111 poteva attrar facile simpatia. E una sua novella, apparsa nella Cronaca bizantina del 1883, sembra stonare per un suo tempo e clima assai diversi da quelli delle prose di giovani carducciami e dei veristi di allora. La sua attività prevalentemente letteraria egli esercitò nei libri, nei giornali, sulla cattedra. In quarantacinque aro.ni, quaro.ti egli visse, accumulò un'erudizione da sbigottire, stùdiò i classici greci e latini e soprattutto gli italiani dei quali fece spogli minuti e pa– zientissimi: conobbe intimamente le maggiori letterature stramiere 111egliscrittori contemporanei e nei ,passati; raecolse canti e no– velle popolari, comentò opere insolite, indagò miinuti particolari iblìoteca Gino Bianco
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