Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

Autobiografia 659 Ohi fa il nodo della cravatta guardandosi nello specchio imbro– glia mani e nodo. Meglio guardare il soffitto. Dunque, non guar– dare tropipo la modella. Del giallo. - Conconi diceva: Dovunque e con qualsiasi lucE' il hecco di un merlo sarà giallo. Bianco e nero 1 ossia scala dei grigi. - Come tutto moralmente è transazione, cosi tutto :fisicamente è transizione. Preferisco le mele di Vallardi e gli animali feroci di Paravia alle « nature morte>> dei contemporanei. I fiori fotografati sembrano di zinco. IX. - OPERlll. Le OfPered'arte si fanno per i nemici. Un'opera non dev'essere bella che quando è finita. L'amico scultore mi insegna: Lo scultore e il dilettante sono un sasso e un pezzo di zucchero messi nell'acqua del fiume. Lo zucchero si scioglie come la vita beata del dilettante, e sparisce. Il sasso rotola lungo il corso, si arrotonda : lindo e lucido, qualcuno lo rac– coglie. Poter cesellare un pezzo d'osso con tanto amore quanto ne mette il gatto a leccare l'ossobuco. Come nelle chiese, così negli studi degli artisti si dovrebbe col– locare una cassetta : « 1per tener viva la fede. >> X. - MAlllSTRI. Leonardo non doveva ridere mai. Fa ridere i cavalli, e basta. Si afferma che il« Giudizio Universale)) non abbia unità. Nem– meno la tempesta ha unità. Botticelli ha pescato quei suoi ventri femminei in orchestr:it. Sono tutti violoncelli o contrabbassi. Non voglio leggere Chamfort. Temo di trovarci tutto quello che scrivo. ANSlllLM0 Buccr. iblloteca Gino Bianco

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