Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
Passaggio al Po 651 ciocca bruna e flessibile di tutti quei tralci legati insieme. Io sono al di qua, lui al di là del fossato e le nostre voci son diventate dei gridi, ma che si spengooo subito 111ell'aria gelida e soleggiata del pomeriggio. Verso Sabbioneta veniafillo raggiunti da comitive di uomini am· mantellati, con gran cappellacci in capo che rassomigliano a figure di Zuloaga. Pedàlano lentrumente, UlllO a fi3.1Ilcodell'altro, ragio· nando forte. Lontani, come perduti nell'i1m.1mensitàbrumosa, scorgo di tanto in tanto un torrione abb3.1Ildonato o la forma di un vecchio pa• lazoo. La loro architettura ha un che di nobile, di palladiano : cornicioni ampi con triglifi e metope e qualche finestra somnontata ancora da un frootone triangolare. Ma tanto basta per dare a que– sto paesaggio malinconico una fermezza classica, quaisi un piglio feudale. Penso che queste campagne dovevano essere nel Cinque· cento tutto un tripudio di palazzi. I Gonzaga, avev3.1Ilo ville e feudi a Gazzuolo, a, Marmirolo, a Traietto, a, Fondi : fabbricaNano un po' dappertutto, adornando gl'interni con gran fasti di pitture mi· tok,gichr ed allegoriche, costruendo giardini aJttorno e giochi di alberi e di forntane e archi trionfali. B:rarrnav;ano, accogliendo l'ospite, schiacciarlo con la vista del lusso e dello sfarzo inaudito e raro. E feste e giochi e imbandigioni e cacce : era impossibile trovare al mondo una, corte che ospitasse con più magnifica pompa,. La cucoagna, e lo scialo era così grande che il Folengo, la linguaccia d'al1ora, ne fece una, satira stupenda nel suo Baldus. Ricordate? Ma ora, che n'è rimasto? Ben poco. All'in fuori della Reggia di M.3.IIltova, e dei palazzi di Sabbioneta, quasi tutto è andato distrutto. Su tanto tripudio di pietra, di stucco e di colore il destino ha dato implacabil!Illente di frego. Ma, la cosa, che mi colpi di più arrivaito sul Po, dopo Via,dana, furono quei due altissimi castelli di ferro eretti uno al di qua l'al· tro al di là del fiume e dalle cime dei quali si partono i fili a,d alta tensione che lo attrave:rs3.1Ilonella sua larghezza, e scendono a far catenària con u111a curva immensa che, nel suo punto più basso, par quasi disfiorare le acque. Opera, maestosa. Ed io, che sono un uomo u111 po' all'antica, che vado attorno ad erborizzare sensazioni di poesia e di aspetti tradizionali eccomi qua a, bocca aperta davanti a questi due prodigi della tecnica moderna. Un giorno vorrò studiare l'origine e la qualità di questi stupori prodotti in me dai portenti della meccanica, non fosse altro che per raffrontarli con la natura delle emozioni che sempre mi hanno su· scitato •gli spettacoli 1I1aturali. Poiché io mi trovo oggi come uno che sta a cavallo di due mondi in contraisto : un mondo di natura e uno di tecnica : innaimorato del vecchio che non vorrebbe ab· . iblroteca G·no Bia11co Fondazione Alfred Lewm' Biblioteca Gino Bianco
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