Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
Passaggio al Po 649 per l'Italia a cercare scene, figure e paesi da descrivere, o a cui ru– bare tutt'al più qualche motivo di racc001to. Ma poiché viaggiano sempre insieme s'imbatteranno ambedue nelle medesime scene e figure. Di qui la necessità di distribuirsele di bu001accordo. « A te questa, a me quest'altra.>> Ma quamdo càpitano s'una scena o su Ulil motivo ch'è proprio bello, delizioso, che tutti e due lo vogliono? Allora lo mettono all'asta. · 11 dicembre. - È già due sere ch'io trascorro in Mantova e do– Vll!nqueio mi trovi, a passeggiare per le sue vie brumose o a pren– dere U1ncaffè nei suoi bar fumiganti non posso trattenermi dal ri– p·ensare con un fremito al Palazzo enornne ch'è laggiù solo, spet– trale, cadente, come adl un amico decrepito, perduto. Mi piace, c001 un certo gusto aspro e sottile, ripensare nella luce e nel chiasso, alle sue mille stam.ze fredde, assiderate, dove tanto splendore di uma– illità è passato, alle ,sue migliaia di nicchie vuote, ai suoi soffitti crollamti: a quella sterminata solitudine di pietra, di stucco e d'oro che si disfà laggiù, tutta sola, in fondo alla città, sul marese ro– mantico .... Ma poi, d'un tratto è come se la sua storia riviva in me, come se la Reggia si metta a risplendere e ad echeggiare di colpo, dalle sue armerie alle sue stanze dei nami, dai suoi musei ai suoi ,pensili viridari. ... No, no, allucinazioni, romanticherie! Mantova è ingannatrice. Ti attrae, ti stringe nel fascino mor– tuario delle sue acque e delle sue rovine e, voglia o lllO, ti fa ro– mantico per forza. Tanto per rimetterci, domattÌIIla andremo a girellare per le sue campag,ne e pei suoi contadi, lungo le anse del Po, che ci dicono così belle. Luzzara~ 13 dicembre. - Qui siamo venuti per nOIIlmancare ad una nostra consuetudine di viatggetti catsalinghi, fatti alla buona, a piedi la più parte, o in bicicletta, c001quel senso di varietà e di avventura che portano con sé simili vagabondaggi. Perché, tutto sommato, debbo confessarlo, è questo il genere di viaggio ch'io preferisco. Invano io ho chiesto una nuova ebbrezza integrale al viaggio in aiuto. Io s001 naito nell'altro secolo, porto con me un po' del suo mmore alla tranquillità, della sua aria d'idillio e di minuteria. La ·natura io non la posso vera;mente gU1stareche in dettaglio, in appro– fondimenti, pezzo a pezzo. E per ciò io a.mo quell'andare adagio e pacato lungo i paesi e le siepi, ch'era il viaggio dei gr31Ildi descrit– tori dei secoli scorsi, da Stevenson a Heine, da Sterne a De Foe. Lo so, è duro spesso e faticoso, ma la gioia di sedersi alla tavola di un'osteria di campagna dopo cinque o sei ore di cammÌIIlo nell'aria iblioteca Gino Bianco
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