Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
Lettera a F. T. Marinetti 747 porta è notare che da quando il Manzoni scrisse, in difesa del Berchet e della Lettera di Grisostomo, l'allegra Ira d 1 Apollo, e fece da Apollo condannare il Berchet proprio a non servirsi più di Pègaso, Giammai non monti il corrldor che vola, Ma intorno al vero aggirisi Viaggiando pedestre il vostro mondo.... sono passati, caro Marinetti, se faccio bene i conti, anni centoquattor– dici. E tu imperterrito ricominci, che è come se ogni passeggero discen– dendo dal transatlantico a Nuova York oggi gridasse d'essere Cristoforo Colombo. Noi, è vero, s'ha altro da, fare: veder cioè di ricondurre proprio fuori dalle iperboli del pressapoco e dall'enfasi di questi giovani ripic– chiati le lettere italiane a quella pacata e davvero classica umanità, a quell'educata e ragionata e meditata critica che sono state e ricomin– ciano ad essere il vanto dell'intelligenza e della cultura italiana nel mondo. (Sul nostro frontespizio l'eterno Pègaso è appunto tenuto in freno da un giovane.) Ma quando ci si vuol riposare e non s'ha voglia o tempo d'andare a cercare argomenti e conforto nelle storie del passato, ecco appari tu, trucolento erede del Marino e del Gongora, del Perrault e dell'Ossian, del Burger e del Guerrazzi; e nell'eterna monotona vi– cenda noi ci si ritroV'a rassicurati dall'antica e barbuta apparizione, e felici nel posto che dobbiamo tenere. l'arole forse troppo gravi, ché parlando con te al più tranquillo di noi può capitare di gonfiare la voce. Sono i rischi dell'iperbole. Una dama veneziana già celeberrima per la sua bellezza a,veva l'abitudine, innocentissima in quel dialetto, di chiamare tesoro anche il suo gondo– liero : - Andemo a la Fenice, tesoro, - così come tu con lo stesso animo dici fetido, putrido, marcio. Un giorno era con lei e con me un amico francese che intendeva solo un poco d'italiano, e per lo stupore quasi cadde in laguna. Provai a spiegargli che quello era solo un vezzo della veneta cordialità: non m'ascoltò. Ritornò l'autunno seguente. Or– mai, innamorato com'era, e inutilmente innamorato, della bella signora, parla,va italiano anche lui, e quella senza badarci, una sera disse anche a, lui: - Andemo, tesoro. - A lui come al gondoliere. Non vidi mai un più desolato volto di spasimante. Ma noi, in fatto di retorica, siamo del mestiere. Dunque, Marinetti, non ti guastare. Se tu scadi o ti muti, troppi echi del passato si tacerebbero intorno a noi. E quando hai tempo, ri– c6rdati di Pègaso, e del tuo amico ìblìÒteca Gino Bianco
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