Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
La Stella del Nord 743 -:cammina decisa verso la porta illumiinata, non senza provare UlllO strano stupore IIlel sentirsi libera; e l'ultimo tratto lo fa quasi di .corsa. - Ah, eccovi :finalmente, - esclama con disinvoltura, affaccian– •dosi sulla soglia, mentre COIIl l'angolo della sciarpa finge di asciu– garsi il viso, come se lo avesse madido di rugiada: - Non c'è modo -di farsi ubbidire da Serafillla. Ho dovuto andare io a chiudere la rimessa. - Dov'è ,Massimo? - chiede il maggiore Iupiter che IIlon ha .altro pensiero. ' Allora la signora Celeste racconta in poche parole che, dopo averli aspettati, vedendo che tardavano, Massimo è salito nella sua camera, dove essa lo ha lasciato per mettere a letto il nonno giàl mezzo addormentato. L'orologio a cuculo suona per l'appUIIlto le undici. Tutto è accaduto in mezz'ora. La signora Celeste non ne .appare per nulla scOIIlvolta. Soltanto il suo viso è pallido, cosa in lei, dopo tutto, 1I1onmolto fuori dell'ordiinario; e i suoi capelli SOIIlO leggermente scomposti e arruffati dietro la nuca. - Si è fatto tardi, purtroppo, - dice il maggiore Iupiter, po– sando sulla tavola il suo cappello di feltro: - Avrei preferito pas– sare diversamente questa serata. Su, ora. Andiamo a dargli la buona notte, perché vorrà riposare. E domani, se Dio vuole, riguadagne- remo il tempo perduto stasera. · Egli s'ÌIIlcammina franco su per la scala. Gli altri lo segu01I1O, salvo Benedetto il quale s'ÌIIldugia ancora un poco a giocare con 'l'elmo di Massimo rimasto in mezzo alla tavola, rovesciato come una barchetta. Quando sono nel corridoio, vedqno che la porta della sua camera è chiusa; ma per le fessure trapela ullla luce viva. Com un sorriso che gli spiana la faccia un po' aggr01I1data e la libera -d'ogni ombra, il maggiore Iupiter mette la mano sulla maniglia, con una lieve spinta socchiude l'imposta e quindi la spalanca di colpo. In quella camera bianca e Illuda, sopra un alto letto, le mani iincro– •ciate dietro la nuca, dorme profondamente, tutto vestito, um sol– ·dato. Il suo petto si solleva e si abbassa nel ritmo di un profondo ,e calmo respiro. La sua bocca sembra sorridere nella barba d'oro. - Ssss ! - fa il maggiore Iupiter, agitando la mano verso gli ;altri che gli sono dietro le spalle. E tutti in silenzio contemplano il soldato che dorme. Poi il padre, felice, oon UIIl cenno li invita ad andarsene, e piano, ,senza rumore, che non si debba svegliare. - Io, lo spoglio io, - sussurra. E, fatto un passo nella camera, chiude la porta, per rimanere ::,olo a spogliare il figlio addormentato. {Continua). UMBERTO FRACCHIA. Biblioteca Gino Bianco
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