Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
742 U. Fracchia prima del tempo, questa indegna topaia. Ohe cosa vuoi fa~e _in una piccola città pidocchiosa ! Oarnnes, la Costa Azzurra, Par1g1, LOIIl– dra .... Vieni! Vedrai! Voglio vivere, vivere, godere .... - Lasciami, eccoli, le loro voci. ... _ Maledetta_ sgualdrina! Carogna! Amore mio ! .Ora mi am - mazzo. Mi faccio scam.nare ai tuoi piedi! - Ohe cosa fa ora, mio Dio? Si alzi! 1Manon sente come sono vicini ? Stefano ! Massimo ! Pronuncia questi nomi, la signora Celeste, chiama Stefano e Mas– simo ma così sottovoce che non potrebbero udirla nemmeno se fos– sero 'dietro il cancello. Egli intanto è in ginocchio ai suoi piedi, si batte il petto, si strappa i vestiti, si agita con singulti repressi, bran– cica le pieghe della sua sottana, le accarezza le gambe, tocca la sua carne e la fruga furente, prima che a lei il tremito che le toglie ogni forza dia modo di ritrarsi e di fuggire. Fugge :finalmente, ma l'altro è di 111uovo in piedi e l'afferra per le spalle, stringendosela contro il petto, rovesciandole il capo, e la bacia, mentre si ode nella strada distinta la voce del maggiore lupiter che, avvicinan– dosi, dice: - Disgraziato -quel padre che ha un figlio come Marcello. Ma ora, mi raccomando, no111 parliamone più. Come se nulla fosse ac– caduto. - Mi lasci, mi lasci, eccoli, urlo, - dice in un rantolo disperato la signora Oeleste, e poi tace perché egli le preme una mam.osulla bocca, ed essa gliela morde. U n mugolo esce dalle labbra di Mar– cello, ma sembra che soltam.to il cancello strid'a lamentoso girando sui suoi cardini arru ggi111iti. E poi passano svelti, sollevando la ghiaia che screpita sotto i loro piedi, il maggiore lupiter, Bene– detto e Alessandra, e si vedono le loro tre ombre allootanarsi contro il chiar,ore della porta. Dove sia ora Marcello, non sa la signora Ce– leste. Le sembra che sia nascosto in tutti i cespugli che la circondano. Teme che, movendo un passo, se lo troverà dinanzi, ricadrà nella sua stretta. Il cuore le batte forte ed essa non riesce a percepire 111es– sun rumore. Il cielo, le ombre, tutto le 0111deggia e ruota illltorno e sul capo. Per n001cadere, deve chiudere gli occhi. Quando li riapre, un lieve vento le scorre sul viso : un soffio prolungato e tram.quillo che agita appena appena le foglioline degli alberi e dei cespugli, e propaga per tutto il giardino un leggiero fruscìo 111el quale sembra sciogliersi e svanire il nodo pauroso di quel silenzio. La signQra Celeste osa alzare le mam.i, accomodare con piccoli e cauti gesti le pieghe scomposte del suo vestito, provare se nessun nastro si è sciolto, se nessun bottone è saltato; quindi ravviarsi i capelli e muo– vere il primo passo verso la casa. Ode Sandra che dice : - Il non1110 è già a letto. Dove sarà la mamma ? E, con un ultimo brivido che la ricopre d!:i gelo da capo a piedi, Biblioteca Gino Bianco
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