Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

La Stella del Nord 739 a braccetto, co111tro uno sfondo di alberi dipinti. Sua madre teneva nella destra un ventaglio chiuso, suo padre si appoggiava col gomito ad una mezza coloilJila di legno, lungo la quale si attorcigliava un'edera. Dal lato opposto c'era una piccola istantanea, in una comicetta dorata. ,Si vedeva il poillte dì una nave, un salvagente su cui era .scritto: Stella del Nord~ e ai due lati del salvagente Bene– detto e Alessandra che si tenevano per mano e ridevano, mentre il vento scompigliava i loro capelli e agitava i loro vestiti come brun– diere. Massimo guardò quei ritratti, prese il suo e lo contemplò sor– ridendo. - Ohe aria stupida ! - disse. Non era ,stupida, era soltanto l'aspetto timido e impacciato d'lllllo che posa dinanzi all'obiettivo con un'uniforme militare indossata per la prima volta. Quanto al suo viso, era quello di un ragazzo di vent'anni no111 eccessivamente robusto, con una testa piccola, tonda, i capelli tagliati da poco e divisi dalla scriminatura, le gote lisce, il mento raso, e lo sguardo penetrante e leggermente magnetico che appunto si deve al lampo èful magnesio. Oonfrootando quella figura con l'immagine che gli rimandava lo specchio, viso illero, peli fin sotto gli zigomi, naso cotto dal sole, occhi leggermente riarsi, capelli com– patti, e poi quel collo forte, quelle spalle quadrate, quel possente torace, quella logora divisa mangiata dalla terra e dall'acqua, egli 1110n poté fare a meno di aggrottare le ciglia e di sorridersi: si voltò di profilo, alzò il capo, lo inclinò sulla spalla, si toccò la gota, si tirò la punta dei baffi, si guardò la lingua, e infine scoppiò i111 una risata che fece brillare i suoi bellissimi denti fra il rosso del palato e l'oro della barba. - Non sono più io! - esclamò : - Proprio illOill sooo più io! E rimise al suo posto il ritratto, con una profondissima riverenza. Anche la signora Celeste rise. - È vero: sei Uill altro Massimo, - disse: - E di quello rimane soltanto il ritratto. Quindi si guardò illltomo, e gli domandò : - Ti piace questa camera ? - Bellissima, - rispose M;assimo, aspirando il vago profumo di fiori che era nell'aria. - Bene, - disse la signora Celeste : - Ora ti lascio e scendo un momento dal nonno. Se ti occorre qualche cosa, suona e verrà Sera:fillla. - Sì, mamma. E tu, se tornano, chiamami. - Non dubitare. Egli l'accompagnò fino all'uscio e le chiuse lentamente l'imposta dietro le spalle. Il letto era a un passo, e pareva che il delicato pro– fumo di quella stanza spirasse proprio dal suo crundore : un senso di fragrante frescura si diffondeva dal soffice 111evaio dei suoi cuscillli, iblioteca G,no Bianco

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