Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
La Stella del N ortl 585 --------· --- ------· --- stoffa e a carrate se ne andavano le uniformi già pronte, legate a fascine, fodera contro fodera. - Cento della prima! Duecento della seconda ! Centocinquanta della terza ! Duecento mantelle ! Quattro– cento cappotti! - gridava con un foglietto in mano padron Lorenzo. E Placido caricava il carro. - O Egidio, tagliamene ora cinquanta della seconda, cento della prima e ottanta della terza, - diceva poi padron Lorenzo. Ed Egidio [Prendeva una pezza e incominciava a svolgerla, facendola saltare sul tavolaccio, finché non ne aveva da– vanti un bel mucchio. Piegava poi la stoffa a due o tre dO[Ppi e, scegliendo tra i tanti appesi al muro un cartone che aveva la vaga lilagoma di una mezza corazza o d'una coscia di bue, lo aggiustava ben bene sulla stoffa distesa; infine, segnato il contorno con la pietra, incominciava a tagliare. Tutti i muscoli del suo viso sega– ligno accompagnavano il movimento delle forbici e pareva che egli tagliasse coi denti quel duro panno raddop[Piato. E quando stava per dare l'ultimo colpo di cesoie, aveva le gote risucchiate e due dita di lingua fuori. - Bada che non ti caschi, o Egidio ! - gli diceva allora ridendo padron Lorenzo. E gli dava un'allegra ma– nata sulle spalle magre e curve. Si vedeva che quel padron Lorenzo era un sarto bonaccione e gioviale. Immaginatevi un omètto calvo, tutto testa, con un solo ciuffettino di caipelli radi e grigiastri tutto arruffato proprio sul cranio, la fronte altissima e gonfia, il naso lungo e spiovente, due vescichette flosce per gote, e una bazza a cucchiaio come se ne ve– dono [POChe senza né baffi né barba. E poi, per rendere somigliante questo ritratto, che potrebbe sembrare quello d'un magro livido e maligno, tingetelo qua e là di un bel vermiglione, e aggiungeteci un paio d'occhi che, per quanto un po' sbucciati per il gran numero di crune che avevano dovuto infilare, erano proprio quelli di un vitello dalle ciglia bionde. Questa testa riS[Pettabile riposava sopra un corpiciattolo del quale non saprei dir altro se non che era stretto, tanto che veniva fatto di pensare, vedendolo dal poco delle spalle finire in niente, come mai un sarto, con tanta stoffa, non avesse trovato il modo di allargarselo con una buona giunta. Ora, la terza volta che Benedetto andò a sedersi su quel muric– ciolo era già piuttosto sera che giorno. Egli pensava infastidito al pranzo che lo aspettava dai Pepi e non avrebbe mai voluto tornar– lilene a casa. « Bravo, bravo figliuolo, vedo che non 1 disperi, torna domani o dopo, ti. rivedrò volentieri», gli aveva detto quel vecchie– rello; ed egli, ribisbigliando fra i denti questo commiato, sentivit che per non disperare bisognava proprio fare della vita una can - ~oncina. Ma la scena che gli si parò dinanzi, nel quadro d'unit finestra della sartoria di [Padron Lorenzo, attrasse subito tutta la sua attenzione. Nel laboratorio già vuoto si vedeva Egidio buttato iblioteca Gino Bianco
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