Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

Il Neoclassicismo mio e altrui 577 ' quisito alla storia, del quale sarebbe tempo perso co!Iltestare non solo la esistenza ma anche la gram.de importanza. E allora, accet– tando questo vasto « fatto co mpiuto)), r inunciam.do ad impicciolirne le origmi, la importanza e le conseg uenze entro u !Ila comoda e in– genua definizione di «moda)) o di «posa)), riesce più facile inda– gare quali siruno state le vere cause del movimento artistico che si suol definire, in manCa!Ilza di. meglio, neo-classicismo. Di molti errori è responsabile il romanticismo. Uno è la crea– zione dell'artista straccione e zazzeruto, tipo «Rodolfo)). Un altro guaio fu quello dell'arte « dono divino)), c he ribadì ne l cervello dei bravi borghesi la graziosa idea (tuttora imperam.te nella critica 1nost1:ana) che la creazione debba essere i ncosciente: ciò, che in altri termini equivale a dire che l'uomo di genio potrebbe essere anche U!IlO stolto perfetto. Ma un altro grave errore dello scorso secolo fu la pretesa, abb001danteme.nte messa in opera dagli otto– centisti, di abolire la disciplina nell'arte. Fu cred'uto che l'arte dovesse essere« libera)) (così come parallelamente a questa erronea idea si faceva largo quella della libertà mdividuale, la quale sta facendo un cosi bel fallimento nel mondo odierno). La libertà, la vera e più alta libertà, la ottiene l'artista di genio lavorando contro duri servaggi. Palestrina lottando contro il ri– gido polifonismo vocale, Bach cootro la fuga o la passacaglia, Beethoven c001tro la sonata o la sÌ!Il:fonia,raggiunsero la totale vitt– toria dello spirito sulla materia. Disse Giovanni Papini nella sua Opera prima, a proposito della rima. in poesia, « essere questo artificio, come Dio, tanto necessario che se 111On ci fosse bisognerebbe inventarlo.)) E così è di ognU!Ilodi quei salutiferi ostacoli che i se– coli hanno successivamente accumulato contro il creatore, e che sembrano essere la quasi inviolabile barriera che protegge e difende la Bellezza dalla profanaziooe dell'uomo indegno. Qualora occorresse, a corroborare il mio asserto circa le conse– guenze della negazione di certe discipline, un esempio tolto a pre– stito da un'arte plastica, mi basterebbe ricordare il Cubismo. Per molti (quali, ad esempio, i dirigenti del Messaggero) autori di quella campagna co111tro il «Novecento)) che crollò un bel giorno sotto il peso del ridicolo), questa fase della pittura era una pura fantasia di menti malate. E invece il Cubismo era una logica conseguenza degli ultimi eccessi dell'lmpressiooismo, ed intendeva ripristi111are sotto una forma magari parossistica quei valori di disciplÌ!Ila e di necessità che l'Impressionismo aveva negati, cioè il disegno lineare, il chiaroscuro ed il volume-massa. Ammesso d!unque che un ritorno alla disciplina artistica fu otto o dieci am.nifa reso necessario dalla runarchia allora dilagrunte, dob– biamo adesso vedere come esso si sia manifestato in musica e per opera di quale o quali creatori. 37 - Pè,qaso. ibl1oteca Gino Bianco

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