Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

Voi che ascoltate 575 Resta un ultima osservazione, la quale importa a quanto s'è detto più di quanto for,se non sembri a prima vista. Uno dei fatti che più ci illuminano sulla natura del genio, è che questo più studiato e imi– tato dei poeti abbia avuto cosi poca influenza reale, e 111essunissimo dìsc~mdente. Le consonanze petrarchesche di Leopardi, che al pa– ragone è UIIl essere formato d' acciaio e di bronzo, sono, come si sa, semplicemente formali. Solamente fuori d'Italia, in U1I1 paese dove l'uomo e il jpoeta avevano avuto più d'una radice, il suo canto doveva trovare un'eco t.ardiva quanto inattesa nella poesia di Carlo Bau– delaire. Fu per avventura un qualche sentimento di ciò che suggerì a Sainte Beuve di descrivere il suo contempor;meo come pétrar– qiiisant sur fhorrible. L'Amore dei Trionfi, che « sopra le menti rugge )), e passa fra strida sospiri e pianti col suo corteo di assassi– nati, d'ince;tuosi e di 8uicidi, è, se non fratello, stretto parente dell'amore baudelairiano. Avec ses noirs enchantements, Son cortège ilnfernal d'alarmes, Ses fioles de poison, ses larmes, Ses bruits de chaine et d'ossements. (Ma il Petrarca ha sull'amore un verso che dà le vertigini, e no111 ha il suo uguale nei"più neri romantici, nonchè in Baudelaire : Diletti fuggitivi, e ferma noia.) Con questa ed altre del genere siamo però in una categoria di affiJnità grossolane. Ve n'è di più intime assai, e insieme più elusive, di jpuro tono : Le feu clair qui remplit les espaces limpides .... O soir, aimable soir.... Lune, eau sonore, nuit bénie A:rbres qui frissorvnez autour .... Malgrado la gran diversità del discorso~ un orecchio attento non tarderà a scoprire una simigliamza certa fra le due voci, vicine so– prattutto per questo, che anche dove l'accento dice una mortale stanchezza, serbano lo stesso fermo e puro metallo, e suolllano anzi più pure quanto più stanche. Il tratto, 1I1ellavita del Petrarca, su cui forse meglio ama indu– giare l'immagi1I1azione moderna è il silo amore per le solitudini alpestri. Il comune degli uomini ai suoi giorni soleva fuggirle, per– ché le credevano stanza di diavoli. Uno che s'era dato in braccio nientemeno che ad Apollillle e a Cupido, si comprende non avesse di questi timori. Ai poveri folletti di mOIIltagna non restwva che ri– tirarsi sbigottiti alla vista d'un viandante custodito da quei due principi della gerarchia tenebrosa. LORENZO MONTANO. BiblibtecaGino Bia,nco

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