Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

574 L. Montano zati dalla memoria a comparire; ora fatto risplendere coi più VIVI colori del giorno, e il lamento amor-0s-0 sale intrecciato alla voce dell'usig\Ilolo, spandendo per quella natura, che mai prima ci fu mostrata così felice, una dolcezza straziante. E in questa parte suonruno anche p,iù alte le note che frun\Ilodel Canzoniere qualche cosa più che un libro di versi d'amore; benchè illlaltro modo da quell-0 che il poeta intendeva. Ohi senza mai arren– dersi ha contrastato le potenze inferiori fin-0 all'ultimo, non im– porta s'egli è rimasto perdente, Questa, parlrundo alla buona, è la «morale>> del Canzoniere. Al sentimento del lettore moderno esso, piuttosto che con la bella, ma forse troppo bella, Canzone alla Vergine, si chiude due pagine avanti. Con la sua- povera umanità e la sua colpa sipogliate ormai d'ogni travestimento mistico e pla– tonico, ma nude anche le ferite toccate nella lunga difesa, il poeta si abbandollla sicuro nelle mani di quell'alta giustizia che se lo voleva invincibile, non doveva farlo uomo e mortale. Tennemi Amor anni ventuno ardendo Lieto nel foco, e nel duol pien di 6ipeme; Poi che Madonna e 'l mio cor seco inseme Sali~o al ciel, dieci altri anni piangendo. Ornai son stanco, e mia vita reprendo Di ta1I1toerror, che di vertute H seme Ha quasi spento; e le mie pàrti estreme, Alto Dio, a te devotamente rendo, Pentito e tristo de' miei sì spesi anni Che spender si deveano in miglior uso, In cercar paioe, ed in fuggir affanni. Sig,nor, che 'n questo carcer m'hai tilnchiuso, Tra=ene salvo dagli eterni danni, Ch'io conosco hl mio fallo, e non lo scuso. E le mie parti estreme, Alto Dio, a te devotamente rendo ; in poche sillabe u\Ilascala di Giacobbe è veramente gettata fra terra e cielo 1 ). Qui conviene abbiano fine queste speculazio\Ili sulla realtà mise– randa che fu occasione e pretesto del Canzoniere, le quali in so– stanza non mirano ad altro che a ricordare, ancorai UIIlavolta,, come la grandezza e la felicità dei poeti non vadano senza una più che ordilllaria capacità di patire. Spingersi troppo oltre in un simil~ esame, e tentar di scoperchiare l'inferlllo privato d'un uomo che per meglio chiudercelo lo ha sigillato col maggior libro di poesia amo· rosa che vanti l'età moderna, sarebbe curiosità 1I1onmem.ovana che indecente. 1 ) S'io fossi di quelli che insegnano l'italiano •ai figli di questa nostra età tutta superlativa, spenderei una lezione all'anno per mostrar loro, sopra quell'alto, fin dove possa arrtvaire u.n po.sitivo. BibliotecaGino Stanco

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