Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

Voi che ascoltate 573 ramente vediamo che quella fine non gli fu IJ)Oicosì liberatrice com'egli vorrebbe far credere, chiamrundola acerba sed utilis nel fa– moso passo della Lettera ai Posteri; salvochè non si voglia pren– dere quel termi[le in un senso assai restrittivo. La sua passione ormai era diventata abitudine, che è secondo nome del vizio : la qual parola è scritta apertamente nel Segreto. La sua vita ne re– sterà scossa e posata in falso sino alla fine. V'è nel Canzoniere un SO[letto, Aspro core) celebre non certo per essere dei migliori, ma per questa singolarità : è scritto due anni dopo che Laura era passata di questo mondo, eppure il IJ)Oetane parla come d'una viva, che le sue preghiere amorose potranno forse col tempo int~nerire. S'è tootato di spiegar la cosa dicendo che si tratta di una semplice esercitazione accademica, anche perchè il Petrarca stesso lasciò scritto in una postilla d'avervi svolto un mo– tivo di Arnaldo Daniello. Le composizioni a freddo non sono certo rare in lui; nondimeno quell'ultimo IJ)unto non rileva gran che, essendo il solito della sua ispirazione di non accendersi se non in– nescata, per così dire, da qualche reminiscenza letteraria. Ma quel che soprattutto fa dubitare si tratti di un mero esercizio poetico è la collocazione. Se tale fosse stato, al poeta sarebbe pur venuto na– turale di metterlo in luogo più acconcio, anteriore all'attuale. Nel codice vaticano messo insieme da lui con tanto studio, Aspro core sta proprio in fine a certi fogli lasciati in bianco: no[l v'era dun– que nemmeno la necessità materiale di porlo dove adesso si trova, oltre i canti dove Laura è virtualmente già pianta, e subito innanzi al primo dei veri componimenti in morte di lei. Quasi si direbbe gli mancasse non l'intenzione, ma il coraggio di fare un passo più in là ; e che egli, pur senza confessare esplicitamente la data sconcertante, abbia voluto mettere sulla traccia il lettore. Parramno sottigliezze eccesst_ve,ma è la stessa [latura così complessa e sfug– gente '<iell'opera che tenta a simili induzioni. Chi sia tratto ad ac– cettare questa, assumerà come ragione di Aspro core) e di varie altre cose di questa seconda parte, che )l desir vive) e la speranza è morta. Sono i tortuosi sentieri dell'amore postumo, i labirinti srnza uscita della delectatio morosa. Inutile dire che la seconda parte del Canzoniere non è tutta qui. C'è ben altro in quel mondo incredibile, ora buio e desolato, spi– rante il fiato gelido dei sepolcri, e-orso da lamentazioni cupe come scongiuri: ,E) s'egli è ver<che tua ,potenza regna Nel ciel si grande come si ragiona E nell'abisso .... Ritogli a morte quel ch'ella n'ha tolto; ora pieno d'una calma lunare, o perfino d'oltretomba, entro cui fantasmi e apparizioni soavi sono, con pietosa necromanzia, sfor- BibliotecaGino Bianco

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