Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

Voi che ascoltate 571 Del resto i segni di 1ID amore intero quanto sfortunato, oppresso da molti pesi terr,estri, no1I1mancano davvero. A tratti esso si fa sentire perfino in quello stupendo acoo~agnamento fornito alle note più propriamente amorose dalla illlsidiosa fuga del tempo, dallo scorrimento insensibile dei minuti che rodono così presto il terreno ,sotto ai piedi d'un uomo arso da un desiderio inutile, ed egli non li conta. n ·ver.so arriva talora a serbare 1ID che di quella loro piana, inafferrabile, sinistra andatura : Ohe mi.r.ando 'l fuggir deg;li anni miei oppure Più veggio 'l tempo andar veloce e leve. Non bisogna infatti trascurare ciò che egli insiste dolorosamente a ripeterci in tanti modi : che la sua brama è senza speranza, il suo ;peccato quello più triste, il peccàto di desiderio. Egli no1I1 potrà mai trovare un pulllto anche fugace di sazietà, donde più fortemente far leva col rimorso e con la volontà di liberazione; oosì come la rinuncia non ha per lui uessuna posizione sicura contro la tenta– zione, poichè non sono tentazioni precise, circoscritte dal ricordo di piaceri reali, contro le quali egli si deve difendere. Un desiderio che in n~ssun luogo, tempo nè modo conobbe l'esaudimento, spira libero a investirlo da tutti i punti dello spirito e della carne. Ohi parlò di un mondo senza dramma, solamente elegiaco~ non potè avere in mente che la iprimissirna superficie. Sarebbe difficile imma– ginare dramma più amgoscioso _diquesto, d'un uomo che per tutta la vita si dibatte in quelle sabbie mobili, e che soltanto il miracolo del genio salva dall'essere interamente inghiottito. Sentimento e colore del sonetto Voi che ascoltate rendono molto plaùsibile l'opinione del Cesareo che gli assegna una data non lon– tana dalla morte di Laura. L'amore del Petrarca in quel tempo era stanco come non mai prima. Egli era vicino a quello stato che una volta gli era parso impossibile poter toccare se non grazie alla morte, come dicono certi versi i quali ci danno la sensazione che proviamo stando sopra una di quelle vette cui nulla sovrasta, e lo sterminato paese che se ne scorge è tutto inferiore : Io dico a' ,miei pensier: non molto andremo D'amor parlando ornai, che 'l duro e greve Terreno incatco come fresca neve Si va struggendo, onde noi pace avremo: Perchè con lui cadrà quella speranza Che ne fe' vameggiar si lungamente, E 'l riso e 'l pianto e la pa=ai e l'ira. BibliotecaGino Bianco

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