Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

,, Federico Taylor e l'americanesirno 563 gente che Orfeo, il disgraziato cantore dilacerabil~ non oserebbe "ù ' p1 cantare una nota senza prima essersi bene inteso con le dame di Boston e di Nuova York. Non pigliamo le cose al tragico !· La dittatura intellettuale fem– minile è, certo, rappresentata in America da donne di grande personalità, da una pleiade di poetesse veramente ispirate, da or– ganizzatrici e [)atronesse benemerite della coltura e delle arti : ma ci sia ipermesso dire che questa congiura legiferante delle donne americane che concedono ai loro uomini sol quanto e quando esse vogliano, riconduce irresistibile alla fantasia la situazione classica della Lisistrata aristofanea, trasportata, naturalmente, in una regione tutta spirituale. Perchè non bisogna dimenticare che le donne americane, quando vogliono, hanno spirito da vendere e che anche la satira più piccante della femminilità americana, I signori ' amano le bionde, è l'opera d'una donna, di Annita Loos. Che gli Americani cedano ai capricci dittatoriali di questa Ve– nere guizzante, è naturale: ma che dobbiamo cedere adesso anche noi, oltre Oceano, è un po' forte. Attraverso il cinematografo, il romanzo, il teatro, la novella, la rivista illustrata, la Venere ame– rica;na s'impone, ogni giorno ipiù, alla nostra attenzione e ai nostri sensi. E non le mancano i mezzi. Aveva ragione il conte di Go– bineau quando diceva che i figli e le figlie del chaos etnico sono ipiù belli di quelli delle raz,ze pure. Dal miscuglio americano sono uscite superbe creature, dalla bellezza plastica e magnetica ad un tempo. Aggiungete l'armonioso vigore che viene a questi corpi in– cantevoli dall'educazione sportiva, e l'eleganza raffinata, e la ta– gliente e infantile personalità. La Venere americana è qualcosa di nuovo, con cui _la civiltà moderna deve fare i conti, qualcosa di ben più fine e poderoso che le ipovere Veneri, mezzo ebree e mezzo greche, che passeggiavano nude sui moli d'Alessandria. La Venere americana, che si torce così bianca nel ritmo orgiastico delle mu– siche negre, avvampa ormai tutte le fantasie tanto iper la capric– ciosa intellettualità con cui si veste quanto per la candida sempli– cità con cui si spoglia. Noi non ci accorgiamo che questa eccitante neo-alessandrina sta diventando, attraverso i cinematografi, la Venus efebica dei nostri ragazzi, dei pubescenti di tutto il mondo. Essa brilla ormai ovun– que sull'alba languida della sessualità. L'americanismo c'investe ormai in pieno· e, mentre Federico Taylor educa indui-trialmente il ipadre, Clara Bow minaccia d'edu~are sessualmente il figlio. Di– stinguiamo, signori ! Il taylorismo è una cosa seria : ma delle gambe di Clara Bow potremmo fare a meno. Ma cacciate la Venere ame– ricana dal cinema e la ritroverete nel teatro, nel romanzo, nella rivista illustrata, nel grande albergo e sulla spiaggia estiva. Essa Biblioteca Gin.o Bianco

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