Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
Vicini ili casa 547 .Quasi tutte le mattine, quando la maidre è fuori per le compere, sento i bambi01i che strillamo. Il ragazzo giuoca con la bambina che sta dentro alla cesta, si diverte a spingerla attorno alla tavola. La bambina piangei allora il fratello per farla tacere si mette a cantare e a sbattere un martello su d'una latta. Quando la madre ritorna e vede, si angustia e prende a imprecare cOIIltroil figlio: - Ah, tu sei la mia morte, canaglia! Tu mi fai venire l'anima nera, ma io ti aiccoppo una buona volta. Tu vuoi farmi morire, brutta figura porca! Prenditi u01libro e leggi! Leggi il Catechismo; ma no, ma no, continua cosi, porta amcora a rasa la pagella come l'ultima volta e poi vedrai se 1110n ti schiaccio le cervella. Guardalo là tutto rotto, aspetta che ti aggiusti amcora i pantaloni! Cosi andrai, lazzarone come U1I1 mendicante. Il ladro farai tu nella tua vita, il ladro, e poi andrai i01galera con la catena al collo, se 1110n cambi. Ah ! maledetto, mia morte, mia rovina. - Tutte queste imagini fre– mono 01ella mente della donna coillsunta, la voce si fa sempre più dlisperata; infine vedo che, afferrato il ragazzo, lo batte furiosa– mente, senza tregua. Lo batte : i colpi si sentono come dati sulla schiena. Poi lo lascia e allora egli viene ad appoggiarsi alla finestra dove rimame a ,piangere. Intanto la donna si volge alla bambi111a, la chiama con la più doloe affezio111e : - Tesoro mio, amgioletto del mio cuore. - La leva dalla cesta, la prende in braccio e avidamente si consola mentre l'altro non cessa di piangere. Cosi tutti i giorni. Ora, l'altra 111otte,quella in cui si senti una leggera soossa di t•erremoto, appena segnalata dai giornali, ho assistito dal mio letto a un'inattesa scena tra marito e moglie che ora illarrerò. Nel soillno, attr~verso alle fi111estredella mia stanza, aperte per il gran caldo, avevo sentito le loro voci. Per UiI1 momento s'asso– ciarono a_irnagini dj un sogillo, poi forse perché fatte troppo forti non potero010 più reggersi e mi destai. La loro stanza era illumi111ata e sulle pareti vedevo ombre agitate. Mi sporsi dal letto e vidi lui che si ostinava a frugare in una giacca messa sulla tavola. Il suo cramio quasi calvo stava curvo vicino alle mani che non riescivano a trovare le tasche. Doveva essere ubriaco. Ella gli stava vicino, tenendogli una mano sulla spalla, e gli diceva : - Lascia stare, cercherai domattina. Vieni a letto adesso, - aveva la voce umile. In risposta ebbe una spinta violenta datale col gomito e insulti. - ,Sei fortunata che no111 c'è lavoro via per l'Italia, se 1110 a quest'ora ti avrei piamtata, seccatura maledetta .... Ma andrò via lo stesso! Oh se vado, e presto! - Parlava rapido, te– nendo il I cranio calvo, che luceva alla lampada, sempre curvo per cercare. - Ma perché mi vuoi lasciare ? Cosa è che ti ho fatto ? Lui la guardò in volto : - Cosa è che mi hai fatto ? - e le ·si avventò contro spingendola Biblioteca Girio Bianco
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