Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
&an Benedetto e Sa.n lhancesco nella storia d'Italia 5-13 legati fra loro, e Francesco d'Assisi è il figlio del popolo italiano, prima d'esserne il maestro morale. l111 tale quadro la povertà francescam.a, pur tanto più rigorosa . di quella del monachesimo prec,edente, noo altera quel tono di su– peramento ascetico, di espansione vitale, ma piuttosto si combina con esso e lo rafforza. La povertà di San Francesco 111On è quella d'el- 1'ozioso e del vagabo111do,ma neppure quella del mooaco asceta mor– tificantesi nel chiuso della sua cella. L'ascetismo è adoperato in crea– zione di vita. Il nucleo ideale del francescanesimo originario non è - la povertà, ma l'apostolato. La povertà di San Francesco è la libe– razione da ogni impaccio esterno, da ogni' preoccupazione interiore, •da ogni sentimento che IIlOIIl sia l'amore senza limiti per il prossimo. E ancora una volta essa non sarebbe stata possibile in una società me111O fiorente, nell'ordim.e materiale come IIlello spirituale, di quella dell'Italia comulllale. Essa era abbastanza ricca per concedersi il lusso sublime dli alimentare un buon numero di individui intenti i;:;olo alla vpce dello ,Spirito; ed era abbasta;nza elevata per porgere a sua volta l'orecchio a quella voce, quamdo le giungeva attraverso le loro labbra. Francesco e i suoi frati, con la loro povertà totale, abbandona– vano gli « impedimoota )) per correre all'assalto dei fratelli cri– stiani. Si trattava di conquistarne le anime alla morale cristiana. Nella ricchezza di vita dell'Italia dugentesca, in tanto fecondo travaglio economico, sociale, culturale, occorreva I alimentare ed affinare il senso dell'onestà, la fiamma dell'amor del prossimo, il bisogno di Dio : tutti i valori spirituali che formamo l'intima ragion d'essere della civiltà umana, che la salvano d'allo stagnamento e dalla corruzione, ma che a loro volta hanno bisogno di questa stessa civiltà per essere rico111osciutie vissuti a pieno. A differenza di San Benedetto, chiuso nel campo trinc,erato di Mollltecassino, San Francesco si trovò a cootatto immediato e con– tinuo coo le autorità ecclesiastiche, e con la suprema di esse, il papa, U quale regolava all9ra co111 autorità ben più recisa e con ingerenza ben più estesa e minuta che nel VI secolo tutta la vita della chiesa. Perfettamente ossequiente, Francesco domandò ed ot– tenne l'approvazione e la protezione del Pontefice. L'una e l'altra dovevamo essere, nella sua idea, un attestato di ortodossia, una li– cenza dli praticare la vita evangelica, noo un conguagliamento e un assorbimento dell'opera sua e dei suoi frati in quella ordinaria del clero. I frati, nell'idea originale di Francesco, non avevam.oda sosti– tuirsi al clero nel ministero sacramentale e dommatico, e tanto meno 1 impacciarsi di contese politico-ecclesiastiche. Il loro còmpito era evan o-elico e ·morale 1Uella sostanza, laico e popolare ,nelle forme sociaii di esplicazione. Collaboratori del clero, dovevano rimanere distinti da esso. San Francesco (quanti tengono presente questo ·blìotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy