Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
\ L. Salvatorell'i nastero beinedettino aveva compiuto durante l'alto medio evo, era passata interamente alla società laica: le associazioni di mestiere, la boro·hesia, il comU1ne,l'adempiono splendidamente. Né per la parte :egativa, né per quella positiva, il separatismo sociale, - chia– miamolo cosi, - beinedettino.ha più ragion d'essere. La prova è nel fatto che, quand o i Oisterci,em .si tentarono di rinnovare il bene– dettinismo primitivo, la loro istitu zione, dopo una rapida, enorme :fioritura, decaidde rapidamente o almeno si trasformò in maniera radicàle, divenendo presso a poco il contrario di quello che avevano voluto i suoi fondatori. Non si tratta, questa volta, di separarsi dalla società, circo– stante, lasciandola al suo destino dli morte, ma di rundare ad essa, per riempire la sua florida vi-ta di spirito religioso,· di moralità • cristiana. Alla concentrazione benedettina succede l'espansione fran– cescaina. Il convento non è più il centro fisso, il baluardo ben pro– tetto, ma un semplice punto di partenza, di sosta e di raccolta, un serbatoio d'uomini destinati a marciare per le vie del mondlo. Non più la comunità monastica, che ha il suo scopo e il limite della sua attività iJn sé medesima, ma aggruppamenti mobili e vari di gente destinata al servizio spirituale della società laica. Né' la ricca liturgia corale, occuprunte gran parte del giorno, né il lavoro meto– dicamente organizzato entro una proprja cercb.ia economica si adat– tavano al nuovo compito. Non legati da uffici l iturgici o da fuln– ziolili pro·dluttive, i seguaci di Francesco d'Assisi corrono liberi e sgombri ovunque li chiami la loro missione apostolica, raggruppan– dosi o sciamando, soffermrundosi o riprendendo il cammino a se– cooda delle !Ilecessità di quella. In questa espansione gioiosa di vita e d'azione, IIlelle escursioni in libertà per monti e per valli, nel mescolamento col popolo per le vie e le piazze, 111ella circolazione libera e piena eintro la vita sociale circostante, per cui i Francescami della prima ora paiono sommer– gersi entro le folle popolari (ma era la sommersione di un lievito di vit,a nella massa da vivificare), sta la ragione- precipua per la , quale Francesco ci si presenta 111ella storia religiosa medievale come un inlilovatore, un superatore dell'ascetismo clericale e molilastico, un ricoosacratore della vita umana. Anche la predica agli uccelli e il cantico delle creature rientrano :Ln questo traboccare di vita, in questa fusione gioiosa e gloriosa di religiolile e di umanità. Ma la fusio111e non sarebbe stata possibile se intorno a Frrunoesco la società italiana nOillfosse stata matura per ,essa. Ove, al tempo di Bene– detto, erano caste esaurite, plebi disperse ed oppresse, istituti logori e ingombranti, isterilimento economico e avvilimooto mo– rale, adesso un popolo libero, forte, attivo era in piedi, capace di prestar l'orecchio alle voci più alte, di dar l'opera sua ai còmpiti più ardui. Fraincescanesimo e Italia comulilale sono strettamente Biblioteca Gino Bian o
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