Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
San Benedetto e San Francesco nella storia d'Italia 537 altro, era lecito parlare con tanta disinvolta superiorità della re– gola sapientissima, data ai monaci d'Occidente dal grande abate di Montecassino. E ancora ai nostri giomi vi è chi pensa che, tra que– sto e il Santo di Assisi, la superiorità appartiene tutta a San Be– nedetto e al benedettinismo. Qui ordine romano e operosità italica; là, in San Frwncesco (se non nel francescanesimo posteriore, sa– pientemente raddrizzato dall'intervento della Curia romana), anar– chia mistica ed ozio infecondo. Ecco un motivo che forse talu!Ilo ripeterà ora che l'Italia, per una combinazio!Ile di date secolari, sta ricordando, appena a tre anni di distanza dal centenario france– scwno, la fond'azione benedettina. Però, quello sfogo di San Francesco al capitolo delle stuoie non significa affatto un suo deprezzamento della regola benedettina; re– gola da lui letta e ricordata, secO!lldochéqualche studio moderno tende a provare. Il Santo di Assisi non rinnegava affatto l'opera del Santo di Norcia (umbri, l'uno e l'altro); sapeva, soltanto, che il suo còmpito era nuovo e diverso. Non per nulla erano passati sette se– coli. Secoli che avevano contato, non meno che nella storia della chiesa, in quella del popolo italiano. Né l'antitesi ,fra benedettinismo e francescanesimo ha ragiO!ll d'essere . Se San Benedetto è il Santo del lavoro, San Francesco 111.on è per nulla affatto quello dell'ozio : soltanto, il suo è un lavoro d 'altro genere. Diremo oziosi gli Apostoli, che oodavano attorno predicando il Vangelo? E poi il Santo d'Assisi ha lasciato scritto nel suo Testamento : « io voglio lavorare, e voglio assolutamente che gli altri frati lavorino, e chi non sa, impari. » Certo, egli aggiunge : « non per la cupidigia di guadagno, ma per il buo111 esempio e per cacciare l'oziosità.» Lo scopo, cioè, non è la produ– zione d1 ricchezza : non è lavoro «capitalistico». Ma wnche la re– gola di San Benedetto dice: « l'oziosità è nemica dell'wnima, e perciò i frati devO!llo impiegare un certo tempo nel lavoro mamuale. » Il concetto è identico. Il lavoro per San Benedetto non era scopo a sé stesso: serviva per il bene dell'anima. E anche la povertà per San Francesco non era scopo a sé stessa : era la condizione neces– saria dell'attività apostolica. In quanto al preteso misticismo anarchico di San Francesco, proprio a lui risale (se pure altri non l'avrà usata antecedente– mente) l'immagine del corpo morto, il perinde ao oadaver gesuitico, quale esempio ideale d'obbedienza. E San Benedetto teneva, certo, all'ordine e alla discipli111a; la creazione di comunità saldamente e uniforme.mente regolate, al posto dell'ascetismo eremitico, del vagabondaggio mooacale, della molteplicità e indeterminatezza degli ordinamenti .monastici, è, certo, l'opera sua caratteristica. Ma il suo ordine è un ordine nuovo. In dispartè, completamente in disparte, dalla società civile e anche da quella ecclesiastica del BibliotecaGino Bianco
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