Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

534 L' Esopo volgato •striscia. Gli apparve allora Ermete, lo toccò appena col caducèo e gli disse: - E adesso tu illOnvorrai ammettere che gli Dei giudi– chino gli uomini come tu le formiche ? GLI SCEMI. Creati gli uomm1, Giove ord'.iinò a Ermete di versare in loro l'intelligenza. Ermete fece le parti uguali e deintro ciascuno versò la sua. Cosi avvenine che gli uomini piccoli furono pieni d'i1I1telli– genza; quelli medi si ebbero il giusto; gli uomini molto alti invece, no1I1bastando la porzione, restarono scemi. IL BABBO DELLA MULA. Una mula, ben hiadata, provò a sgambettare nella stalla, e disse tra sé : - Mio padre certo fu u1I1 cavallo da corsa e io gli somiglio tal quale. - Successe poi che un gior1110 la mula dovette correre per davvero. Finita la corsa, aggrottò le ciglia, e subito le sovvenne del padre vero, l'asino. · DISPERATO. Una vespa UIIlgiorno si accanì sulla testa di UIIlserpente, e lo pU1I1geva e lo tormentava con i'aculeo sooza requie. Pazzo dli dolore e non sapendo come vendicarsi, il serpente alla fine ficcò la testa sotto la ruota d'UIIlcarro e finì sé e la vespa. LA BOCCA DELL'UOMO. Pare che una volta un uomo stringesse patt.o di am1c1zia con un satiro. Venuto l'inverlllo e co111 l'inverlllo il freddo, ecco che l'uomo portava le mani alla bocca, e ci soffiava dentro. - Ohe fai? - gli chiese il satiro. E quello rispose che si scaldava. Più tardi, fu servito loro il pranzo, e poiché il cibo scottava, l'uomo avvicinava i bocconi alla bocca e ci soffiava su. Di nuovo il satiro gli chiese perché facesse così. - Raffreddo il cibo che scotta. - Amico, - concluse il satiro, - poiché tu d!alla stessa bocca puoi soffiare e il fredtlo e il caldo, sarà meglio ,ch'io ri111U111zi alla tua amicizia. DIOGENE E IL CALVO. Diogene, il cinico, insultato da un uomo calvo, rispose : - Dio mi guardi dal ricorrere runch'io alle ingiurie! AIIlzi. Io loderò i capelli che se ne andarono da una cosi cattiva testa. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy