Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
\ l La giornata della bambina 527 Dopo mezzogiorno la bambin~ deve riposare. Perché s'addor– menti, bi:sogna raiccontarle una lunga storia di,ssennata, la storia di una bambina che non voleva dormire, e allora tutti i giocattoli se ne sono andati, gli or,si scomparivano nella neve, i cani saltavano giù dal balcone abbaiando, i fogli di carta volarvano via con le ali, il cavallo galoppava sul mare e le onde lo inghiottivano. La bam– bim.a vuol riruscoltare la storia due volte ancora, e le parole si fanno sUJssurro appena le si abbassano le palpebre, riprendono scaltre il loro tono di nenia quamdo gli occhi le si spalancano ancora trasognati. F,im.che non ascolta più. Dice con voce fioca: ancora, e s'è addomnentata. La portamo in gran silenùo, pesante nel suo sonno lieve, nel lettino, e stamno lì a guardarla che dorme. La fronte ha bianca e pura, smemorata del mondo, le lunghe ciglia posano quiete, la bocca chiusa è perfetta nelle curve sinuose. Uin aTugelo, bisbi,gliano intorno. Per un'ora la casa ha vegliato al suo soono, quieta e propizia nel- 1'ombra delle imposte, chiuse. Quando la bambina si sveglia, rossa, del -calore pomeridiano, la vestono e l'accompagnano a passeggiare. Cammina ilare e :fiduciosa, i colori della sua veste rallegramo la straida, il mondo non le dà soggezione. Automobili, tranvai, gente affaccendata che passa enorme a sfiorarla, tutto le è estraneo, in– differente. Corre un treno su un cavalcavia, la incitano a guardare, ella guar,da o,bbediente e non si stup1sce. Si stupisce d'un gatto bianc-o su una porta, d'uno straccio sollevato dal vento, della musica svelta dl'un organetto. Chiama fiori l'erbe dei prati, mare l'acqua della fontama, e le nuvole d'aprile la seguono lente in viaggio. La portano in un giardino, le dicono di correre, di giocare con gH altri bambini. Ma ella si china a raccogliere pietruzze umide e bigie, e parla. Non si capisce bene che cosa racconti alle pietruzze; si sentono parole scoonesse, inaspettate : carretto, gatto, cam:umi– nare, tutti bravi. Le pietruzze le si raccolgono nelle mani, fanno nn lieve rumore, 0rttente, pazienti. Docile e continua vien la brezza, luce di sole è in tutte le cose, sulle panchine verdi, sulla .ghiaia, sulle pellicce argentee e dorate delle donne, fugge e ricompare tra i capelli ,dei bambini, spazia altissima inella volta celeste. Gli alberi mamdano, tra germogli e foglie, un flebile fruscio, le trombe dei ragazzi insistono gementi, accorate. Dalla cd.ttà giungono fiati leg:geri di fumo e di polvere, stridori di lame percosse, ululati, rintoc-chi di campane. La bam– bina è sola tra la gente e il frrustuono, e la salute, la felicità del giorno la fanno più 11mpiqa e leggera. A casa c'è una visita. Una signora che la bambina non conosce. Deve dirle: buongiorno signora, come sta: far vedere che è una bambina educata.
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