Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
La giornata della bambina 525 le inquiline s'affacciano impietosite alla :finestra, qualche passante alz~ la testa e prosegue amnoiato. La maidre d'alle eterne trepida– zioni, corr,e a salvare la bambina da ,sì pauroso sconforto. C'è troppo d0, fare, la mwttina, nelle stanze, bisogna cercare una compagnia per la piccina, bisogna che la soccorrano simpatie docili e remis·sive. I gioca,ttoli. I giocaittoli, pronti ad ogni fan– tasia, indulgenti, rassegnaiti, venuti in terra dal regno delle favole. La bambina ritrova i suoi compagni d'innocenza e si perde co!Il loro in un mondo irreale. Parla fiduciosa, li rimprovera, li conforta. Poi li ascolta. Le dicono parole che ella non sa di pensare, e sono gentili, supplichevoli, lusinghevoli; e più son'privi d'ogni parvenza di sensi, e più la guardano inteneriti e sottomessi. Parla con affetto, alla bambina, un foglietto di carta, per lei un pennino arrugginito prende un accento enfatico e propiziatorio. Con i gio– cattoli veri è più guardinga. I loro occhi ·solllo come quelli degli uomini, rotondi e crudeli, e non si voglion piegare alle poetiche metrumorfosi. Una pallina di vetro può diventare una carrozza, ma .un oavallo di legno rimane un caviallo di legno. Questo de– striero così grande e veloce nel dondolar come a galoprpo, si lascia pettinare la coda di stoppa e la, criniera dalle dita minuscole, ma la fierezza che naisce nei suoi occhi p·are alla bambina moto di collera. L' orso, nolil più trasognato ora, ima troppo vispo nelle sue insistite acrobazie, con gli occhietti rossi incuriositi, par lllon voglia dar troppa confidenza; e il cagnolino di ,stoffa, a scoprirgli le pupille tra i peli di ,seta e a stringerlo sui fianchi, mamda un guaito che fa rimaner perplessa fa brumbina : lo incita sì a non piangere e gli assicura che tutto passerà, ma lo abbandona presto in un canto. Più docile è una bMnbola pallida e macilenta, muti– laJta delle braccia, calva, le iridi. di smalto scrostate, che bisogna consolare, mettere a letto, cullare. Li ha ritrovati tutti, i compagni. Quamdo sono in fila, druvanti ai suoi occhi, li guarda estatica, li chirum3,a uno a uno con voce di meraviglia : carta, pallina, cavallo, cane, matita, secchiello, spazzola, bambol3, nuova, orso vecchio, giornale, pennino, orga– netto, pecora .... Ora s0010tutti pronti alla sua voce, anche i più riottosi aispettano con grazia, ell0, può far ciò che vuole. · Allora un presentimento di tdstezza la coglie. Va rpiano piano davanti a un grande specchio, si guarda, si studia seria, si bacia lievemente, sorride. Entra nella stainza del padre, che sta scrivendo. - Sono qui - dice. Il padre la saluta con un gesto affabile e continua a scrivere. Crucciata, la bambina ripete: sono qui. Il broncio le affiora sulle -labbra la voce ha un tre,mifo. Bisogna prenderla sulle ginocchia, interr~mpere coin segreto sollievo la fatica, non pensare più a , , lioteca Gino Bianco
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