Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

522 Lettere di Alessa,ndro Manzoni a Niccolò :Tommaseo menti io ho perduto la bussola affatto; ·non so di che regola servirmi p,er formarne un giudizio ; anzi credo che la regola noo ci possa, essere e che l'assUJI1tostesso del genere sia co111traddittorio, sia il ' ' tentativo non riuscibile d!i dare u111a forma una a due materie ne- cessariamente disformi. Che se queste opim.ioni senton dello strano e dell'ardito, che farci? io 1110n sooo andato a cercarle per ficcar– mele in testa; ci solllvenute esse adagio adagio. Che fare? Tacere, direbbe altri; ma Ella vuol ch'io parli. E non che codesti componi– menti, i quali mi sembra (a diritto o a torto) che non ci sia il loro ;vero e giusto mòdo di farli, io IIlOnvegga, al par d'ognUJI10,che possono 'però, come ogmi altro componimento, esser fatti in tre modli; al modo cioè de' cattivi scri,ttori, al modo de' mediocri,· e a quello de' pari suoi. Ma Ella sa che del modo pur deHa cosa non si può parlare se non in relazione all'i111tento della cosa medesima: e però sulla ragione dell'iln~nto bisogma esser d'accordo, o spie– garsene: ché codesto mi par bello assai; codesto invece non mi garba ; costi sento 'ttna gran forza; costì invece mi par di trovar del debole, sono giudizi che così asciurttamente li pon1110proferire egualmente due p,ersooe. le quali intorno alla ragione de!}'intento tenga/Ilo due sentimenti opposti; ma se de' giudizi si viene a render conto, altro è parer bella una cosa in qu31Iltoappaia proporzionata ad un fine, altro è parer bella sebbein si creda che il fine nOIIlsi{I,' ottenibile; altro è parere difettrsa una parte, i111 ,quanto sembri che il difetto si potesse al tutto evitare,. altro è parer difettosa, ma . parere insieme che, per la 111aturadel componimento, il difetto no111 si potesse sfuggire, senza d!ar necessariamente in un altro. Cui pare nella prima m31Iliera potrà render ragione I brevemeinte, de' suoi giu - dizi speciali, poiché la ragion generale su cui sono fo111dati è, almeno in parte e in apparenza, supposita e sottintesa in comullle; ma l'altro avrebbe prima a spiegare e a giustificare il suo modo di vedere intorno alla ragion g,enerale :, spiegazione e giusti,ficazio111e che richiederebbero un volume, che il cielo scampi Lei dal leggere e me dallo scrivere. ' Tuttavia, poich'Ella vuole assolutamente ch'io Le dica qualcosa, e che sia qualcosa di male, Le dirò che quasi tutti i suoi personaggi mi sembra che abbiano troppo ingegno, a esser tanti ; che cono– scamo troppo con cui h31Ilno che fare e sé medesimi ; che nelle passio111i altrui e 111elle loro, negli avvenimenti che promovonh e in quelli che sopportano, veggan troppe cose generali della natura umana e dell'31Ildamento della società; che queste cose le dica/Ilo troppo spesso con una concisione arguta, d'un'argutezza che si trova. esser verità, ma che 1110111 era di certo· nel mille dlugento, né sarà, credo, mai comune a molti, massime IIlel discorso occaisio– nale e improvviso. Del rim31Ile.nte però codesto troppo (se c'è) si potrebb'egli toglier via? Vegga Lei; per me non so vedere come si . ' . •' . .. . : ~- . BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy