Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
638 La Signora d'.Epina,y e l'Abate Galiani Avvertiamo imbito una, nota insistente di tristezza. che è comune del resto a quasi tutti gli epistolari femminili del secolo frivolo e gio– condo. -· Perché sono venuta al mondo ? - si chiede smarrita la . D'Epinay. - Se voi sapeste come sono stanca di vivere! - « Mon àme est triste jusqu'à la mort. >> Eppure le basta tanto poco per sentirsi felice. Non sono già le malattie che abbattono il suo spirito, anzi spesso ne ride. « Je fais un cours c!,ecoliques: » dice scherzando. Ma il figlio le dà i dolori più grandi; e poi l'egoismo, diciamo pure, di Pederico Grimm a cui s'afferra dopo il 1755 tutta la vita della D'Épinay. « J'ai mis toute mon existence en lui >>: ella confessa. « Dites-moi » chiede un giorno al Galiani che fra i sorrisi cli Napoli non sa celare qualche istante di malinconia : « pourquoi ce sont les gens qui out le plus. d'esprit, le plus de ressoul'ces en eux-mèmes, qui sont les plus mélan– coliques, les plus dégoutées de la vie ? » Altro motivo di afl'ann0 la caduta del ministro Choiseul e il colpo di Sta-to del presidente lVlaupeou. Maupeou? Non aveva, costui ucciso un dì con la, sua durezza cli marito pedante l'amica d'infanzia di Luisa, la cara ribelle Roncherolles ? E ora voleva far morire la Francia ? Ri– cordate le lettere della signora Du Defl'and? L'avvilimento era pene– trato nel !lalotto già cosi lieto cli via, Sant' Anna: lo stesso filosofo, il Diderot, n'era abbattuto. « Nr.us ne faisons que gémir, soupirer. » Le teste si riscaldano a Parigi. « On est plus fou, plus noble, plus ardent, plus léger, plus français que jamais; mais on ne rit plus au milieu de tout cela.» E più tardi, nell'ottobre del '72: « La turbulence, l'étour– derie générale est la mème. Le français en public, au specta.cle, clans le grand monde est le meme: dans son intérieur, avec ses amis parti– culiers, il est triste, il a perdu sa sécurité, il se plaint du présent et il redoute l'avenir. » L'avvenire? era la, Rivoluzione. G1;imm intanto, attaccato alla sua sedia di paglia come un for-– zato (« il mène une vie de galérien »), continuava a scrivere la Corri-– spondenza: fatica terribile che durò vent·anni. Fece in questo tempo, un viaggio in Inghilterra e uno in Germania, e la D'Épinay, con l'aiuto del Diclerot, lo sostituiva nel gran lavoro. Ella sacrificava, con una nobiltà d'animo che ancora ci commuove, tutte le sue forze per il bene degli amici. Diclerot aveva. dei momenti di allegria fanciullesca. Volete– vederlo? « Il est au milieu de nous plus· parlant, plus exalté, plus rad1eux que jamais. Il vojt tout couleur de rose. » Qui lo godete ancor– meglio: « J'ai montré votre lettre au philosophe, qui en a fait des, sauts et des bonds à mourir de rire. Sa perruque n'a jamais autant. voyagé sur sa tète que pendant la lec,ture de cette lettre. >> E proprio nel carteggi0 ben noto del Galiani che s'inserisce questo, epistolario della D'Epinay, acquistando cosi un carattere anche più originale e un valore più alto : epistolario pregno di femminilità, di chiacchierio, di spirito, di vita vissuta insomma,· come certe pagine in– dimenticabili delle confessioni giovanili dell'amica di Rousseau e di Duclos. Passano per un istante attraverso queste lettere cose e persone, i grandi occhi della baronessa d'Holbach, il pedante Morellet, Suard, i ìibelli di Voltaire, gli amori senili di Bufl'on, gli sputi di sangue del marchese di Mora, che la Lespinasse tradisce. Ma dov'è Francueil ?' BibliotecaGino Bianco
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