Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
636 La Signora d'Epina,y e l'Abate Galiani --~----------------- zate cou quel tanto di teatrale che la vita qualche volta si concede, ma non' troppo più di quel tanto. Nel sublime e nel plateale, nel mirabo– lante e nel concreto quotidiano di questa vicenda (che l'autore nel suo o·erme dice d 1 aver desunto da uu fatto della cronaca napoletana di ~ualc'anno fa) Bontempelli ha saputo muoversi con uguale ordinata attenzione spartendo il tempo agli avvenimenti e la concitazione agli animi per modo che una volta ricevuta in pieno petto l'enormità del fa.tto il lettore s'immedesima nella vicenda e arriva in fondo non d'altro ansioso che di sapere come va a finire. E la grande dissimulata, accortezza di Bontempelli si scopl'e in questo : che arrivati alla finel tutti protestano per h1 mancata spiegazione del .fatto. Durando il rac– conto ci aveva portato avanti così ùene, con tanta naturalezza, da farci quasi suppone che potesse avei-e in tasca la spiega.zione dell'in– spiegabile. In realtà non poteya escogitare una soluzione miglioi-e di quella che ha messo in opera facendo ,.sparire il fanciullo, morire la madre più normalmente madre e quasi impietrando in riva al mare, come una creatura mitologica, l'altra,, la madre superba e fantastica. 11 racconto procede ra,pido e serrato e si sente che è stato buttato giù di gran lena. Già da qualche tempo Bontempelli aveva dimostrato di saperla assai lunga nell'a-rte dello scrivere e di tener. sospesa l'at– tenzione del lettore. Questa, sulle sue opere precedenti, mi pare che segni una discreta conquista d'umanità e di semplicità. Che uno sti– lista della capacità di Bontempelli sia riuscito a non far più quasi sentire che la pagina -è anche scritta, mi pare un fatto da segnarsi veramente albo lapillo. Come opera-programma del caposcuola Bon– tempelli, per quel che c'è dentro di apparato fantastico, non credo però che sia necessario esagerarne il significato e la portata, appunto per quello che dicevo più sopra: segnare il libro un passo verso l'uma– nità e la semplicità,. Capisco bensiì come potrebb'esser facile ricamare anche su questo libro interpretazioni e macchine d'ogni sorta, ma pre– ferisco mettermi dal punto di vista d'un lettore di polso tranquillo, pie– namente soddisfatto d'aver trovato un libro veramente avvincente e scritto nel modo che Dio coma:nda. Nel modo che coma,ndava ieri, che comanda oggi, -che comanderà domani. Non mi lascerei tanto facil– mente indurre a credere che proprio col Figlio di due madri cominci una novella istoria per le nostre lettere. ANTONIO BALDINT. La Signora d 1 Epina,y e l'Abate Galiani, Lettere inedite (1769-1772), con introduzione e note cli F. NrcoLINI. - La.terza, Bari, 1929. L. 25. Da più di venticinque anni, ahimé, Fausto Nicolini ci aveva pro– messo queste lettere, da lui fortunatamente possedute, di ùna delle più spiritose signore del Settecento in Fr,ancia; e alfine oggi abbiamo po– tut o divorar le, come se la D'Épinay le avesse scritte per noi, rivivendo per quak.he ora tra il luglio del 1769 e il dicembre del 1772, in com– pag ma, del G aliani, •del Grimm, del Diderot. Quale risveglio di vecchi ~icordi per uno studtoso di quel secolo suggestivo, che si ritt·ova qui· m mezzo a una società che conosce da tanto tempo, fra. persone, fra BibliotecaGino Bianco
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