Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

612 U. Ojetti morti vogliamo iwseial'e da parte anche Matilde Serao e Fantasia e il Paese di Cncoagna, e ii De Roberto coi Viceré, e il de Marchi col Dernetr-io Pianelli, e ii Calandra con la Bufera, e l'Oiriani con la Di– sfatta e il Rovetta coi Barbarò e con Mater Dolorosa? Lo so: orma.i sembr~ uno scandalo nominare tra gli scrittori italiani Gerolamo Ro– v,etta e dalle storie degli universitari, da qtiella aid esempio del profes– ~or Vittorio Rossi, il Rovetta è sdegnosamente escluso; ma qui si di– scute dell'attitudine italiana a creare tipi vivi e a immaginare e a nar– rare vicende verosimili e a ritrarre con rilievo i costqmi e i fatti d'un dato secolo e luogo, ed è audace o ingenuo negare proprio al Rovetta queste doti. E vogliamo lasciare da parte anche l'Innocente e il Trionfo della 1liforte? Il Brunetière diceva che la prima parte del 1'rionfo, b Casa paterna, per sobrietà di stile e cordialità di sentimento aveva nel romanzo francese e nel romanzo russo poche pagine che le stessero a paro, nessuna che la superasse. E solo perché Svevo si chiama.va , Schmidt e scriveva, un faticoso italiano, vogliamo dimenticar e la Cos cienza di Zeno e la logica 'ammirazione di molti francesi, 'memori di Proust? Con tanti regali e abbandoni~ caro Papini, si diventa poveri facilmente. Insomma, le Tre croci di· Tozzi, il Segno della cro0e di Mo1"etti, la Cenere della Deledda, Velia di Cicognani, conosce Lei fuor d'Ita– li.a inolti romanzi,' in questi anni, più puri, rapidi, schietti, umani e originali di questi ? Ella non è uomo da seguire le mode; e quando· giudica, •giudica con la s,ua passione e col suo cervello. Come mai non ha veduto almeno quei quattro libri mentre scriveva una pagina tanto nera sul romanzo italiano? A me ciò che più dà, speranza nell'avve– nire della nostra letteratura, narra,tiva è la sua varietà, non solo perché essa rivela la sincerità degli scrittori ma, .perché essa prova che la nuova fabbrica, a giudicare dal numero delle porte e fìnes,tre aperte sulle strade e sul cielo, non solo sarà solida ma sarà vasta: dai racconti moraleggianti del Panzini ai racconti metaifìsici del Bontempelli, dt1.e scrittori di classica forma quali ,è raro, morti France e Louys, trovare ormai tra i narra-tori francesi; dalle novelle che Adolfo Albertazzi rac– contava timido quasi il pubblico non avesse da credergli, ai ricordi sommessi, lenti e dolorosi di Ada Negri o di Fausto Maria Martini; dal Fu Mattia Pascal del Pirandello al Rnbé del Borgese; dagli Uomini rossi del Beltramelli al Tempo di rnarzo del Chiesa; dall'Angela del Fra-cchia, al Diavolo del Bacchelli e al Castiglione del Cinelli, rivela– zione idi ieri. E non ·so quanti dimentico per non mutare la pagina in litania. Aggiunga che da noi un r~manziere, anche' quando se~bra- rapito e traviato da-1lavoro metodico e, comé dicono, standardizzato, è sempre capace di darci un libro semplice e suo, scritto prima per ,sé che pel pubblico : Zuccoli, Le cose più grandi di i1ii; Brocchi, N eUy; Da, Ve– rona, La vita comincia domani; Gotta, Il fi,glio inquieto. Fuor d'Italia romanzieri siffatti diventerebbero presto « fornitori di romanzi » fedeli a un pubblico e a un editore, e indifferenti ai richiami della critica. Da– noi r~stan? _scrittori che per v'olontà o per necessità passa-no qua.lche anno m_es1ho, ma sanno quale è la via per tornare a testa altà nella casa materna. · · BibliotecaGino Bianco

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