Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

610 U. Ojetti rata resterà malinconicamente memorabile quanto quella, mettiamo, dei romanzi alla Chiari nella seconda metit del '700, perché a dirla, col Baretti « cose più bislacche e più fuor cli natura non è possibile trovare in Europa, non che i'll ItaJ.ia », e la s.tessa lingua e sintassi di questi filosofini assomigliano a quelle della ]i'ilosofessa italiana, o della Vene– ziana di spilrito. È vero che gli stessi maestri giurano di volere ormai arginare questa fiottlnte marea; ma quando nell'ultima, Critica si vede Benedetto Croce prima tracciare con lucidi e larghi criteri il metodo della moderna storiografia nella letteratura e nell'arte, e poi lodare o almeno •segnalare alcune tra le più scialbe e bolse di quelle sue carica– ture, si dubita anche dell'a,utorità dei maestri, e che talvolta i più au– steri s'accontentino della quantità dei loro accoliti mancando la qualità. L'altro utile consiglio -è stato di ricordare a questi giovani che nella letteratura nostra si sono sempre ammirate e ancora s'ammirano dall'universale opere che non sono né romanzi né novelle né commedie. Che tanti di questi giovani non si stimino oggi letterariamente mag– giorenni se non hanno scritto il romanzetto o il romanzone e che, fal– lita una maniera, corrano a cercarne un'altra in Francia o in Spa– gna o in Inghilterra più adatta, sperano, ad affer1 1 are editori e pub– blico, questo avviene anche perché scrivere duecento cartelle di nar– razione e dialogo sembra a un principiante più facile e lesto chei scrivere un di quei libri di storia, di cronaca, di morale, dj critica, di polemica, ch'ella giustamente loda e consiglia. Una volta questo mor– billo giovanile si chiamava sonetti a Madonna, canzonette a Filli, tra– gedie in endecasillabi, proverbi in martelliani. Non è un gran male. L'età e i lettori guariscono questi malanni meglio d'ogni ~:vieto. Gum·di la terza pagina dei fogli quotidiani : prima della guerra ogni due o tre giorni vi s'incontrava una novella, adesso ogni due o tre settimane. E sarà stato proprio il giornale ad allontanare i migliori di questi scrittori dalla tentazione di scrivere novelle e di comporre romanzi e a costringerli all'osservazione e dPscrizione, viaggianc1o, de1hl, vit.n, e dei costumi stranieri, alla critica e polemica letteraria, e morale, allo scritto persuasivo cioè d'eloqut>nza.. Ma questa novisr;,ima convinzione che letteratura voglia dire soltanto romanzo e teatro, sia cioè amena (da amens ?) o non sia lette·ratura, e che chi non scrive romanzi o com– medie sia fuor del novero degli s1.:rittori, ha prodotto nn (lf!.nno ben più grave alla nostra cultura. Infatti, proprio in un paese nella, cui storfa. letteraria dal Passavanti al Galileo, da,ll'Alberti al Machiavelli, d1:1 l Sassetti al Carletti, dal Muratori al Colletta, da :ù\onardo al Cellini, dal Magnificq al Montecuccoli, dal Redi al Gioberti, dal Targioni al Romagnosi, dal Magalotti al Rosmini, s'incontrano ad ogni pagina mistici, scienziati, artisti, storici, principi, esploratori, filosofi, eco– nomisti, soldati, ormai s'è ridotti a questo: che a dar del letterato a uno scienziato, a un architetto, a un viaggiatore, a un medico, questi si ribella come a un'offesa perché crede gli r;,isia dato del romanziere cioè del cantafavole; e quando. scrive, vuole essere barbaro e super– bamente spropositare perché l:a, letteratura, cioè· lo scrjvere con chia– rezza, ordine e proprietà, non può riguardare gli uomini seri come lui. E questo, ripeto, avviene solo in Italia. A Parigi, se dài dell'uomo di BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy