Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
La Stella del Nord 607 partiva in volo la sua fantasia. Trovava solta,nto U111 po' di sollievo e di riposo nei numeri. Si poneva complicati problemi e si perdeva , per qualche tempo in lunghi ed inutili calcoli. Se per poco la piog– gia si diradava, eccolo aggirarsi come un leone nella gabbia di ' quell'angusto giardino. Ogni dieci minuti entrava in casa, a po– sare una carezza o un bacio sul capo della signora Celeste che, se– duta per lo più nel vano di una :finestra, sferrettava 1a sua lana con una 'Ìretta di cui non avrebbe saiputo spiegare la ragione. In realtà le pareva che la morte dovesse rispettare l'uomo per il quale essa preparava una nuova maglia da inverno. Il maggiore Iupiter la sorprendeva talvolta con gli occhi rossi e la lettera di Massimo po– isaita sulle gmocchia. « Non dovete spaventarvi di nulla. Piccole cose .... >>. - Piccole cose, capisci, - diceva, trattenendo a stento le lacrime, - dovevano essere piccole cose, e bisogna anche cre– dergli, quando scrive. - Il maggiore Iupiter cercava di sorridere. - Come vuoi che un semplice capitano, sì, dico, possa conoscere i disegni del Supremo Comando ? - le domandava : - La guerra è la guerra. - E soggiungeva, quasi mormorando fra sé e sé : - A Vienna, a Vielnma ! - Poi infilava il cappotto, correva in piazza, e dove vedeva un capannello di tre persone, là si metteva in ascolto. Ora Benedetto lo accompagnava sovente. Neppur lui sapeva che cosa fare del suo tempo. Tutti erano partiti, in ventiquattr'ore e senza s;i,lutarlo, i suoi nuovi 3fillici, salvo qualcuno già storpio o bendato, e di clienti la sua bottega non ne vedeva più. Chiudendo gli occhi, e anche senza chiuderli, egli leggeva ,quei quattro mono– sillabi che, con l'oro delle loro lettere, gli erano rimasti incisi nella memoria: EJST EST NON NON; e gli sembrava che significassero l'on– deggiare d~ll suo spirito fra sentimenti che erano l'uno la nega– zione dell'altro. Da un pezzo Alessandra aveva finito di dare l'ul– timo punto in quel saio bigio che doveva essere la sua uniforme di guerra, e tutti e due, lui e lei, prima di chiuderlo 111ell'armadio, appeso all'ometto, che pareva già quasi vivo, lo avevano baciato sul cuore. Ma a che. gli sarebbe servito ormai? Persino i frati combattevano e morivano gloriosamente, vestiti del loro vero saio. Chi è quel frate, ora caduto, domenicano del Chiostro di San Marco in Firenze, di cui si racconta che un giorno fu visto in piena bat– taglia, sul limite del bosco di Oourton, tirare una carriola la cui ruota affondava nel fango ? Questa figura di frate, sorpresa a tirar la carriola sul limitare di un bosco, d'una di quelle spettrali selve confinanti col deserto dei morti, è un uomo, o qualche cosa come un profeta, come una di quelle figure che le nuvole nei cieli b~– rascosi o le rupi disegnano talvolta in forma umana, una macchia lunare, un'ombra della notte? Ed egli invece, Benedetto, terra terra piccolo in un piccolo vestito borghese, in una città di pol– troni' con i vecchi le donne gli invalidi, a fianco di suo padre come !3ibliotecaGino Bianco
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