Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

602 U. Fracchia e come capita capita. Era forse sarto t,agliatore Egidi0? Neppure per sogno. Egidio era ortolano, e in v_ita ~ua non av~va ~ai fatto che mietere insalatine. Ma te ne voglio dire una anc-ne più bella. Io come mi vedi, ti pare che io sia un sarto ? ' • ? - Che ? Non siete un sarto voi . - Dio me ne scampi. Il mio mestiere è il :flebotomo. Io me ne andavo, bel professore, di paese in pa,ese e : « Lo volete il :fl.ebo– tomooo, cantavo, il :fl.ebotomooo,la saluteee_! >> E preti grassi' come biroldi, ostesse tonde come botti, norcini tesi coine maiali, vecchi ghiottoni mangialasagne, povere vedove senza warito', ragazze fa– cili ai capogiri, tutti il flebotomo volevano, il :fl.ebotonio che poi ero io. Bella vita era la nostra, senza fatica, andare per il mondo, sentirne e vederne d'ogni colore, e non qui a logorarsi il fondo sopra una sedia e là vista nella cruill,a degli aghi. Ma oggi chi lo vuole più il :flebotomo, mio bel garzone ? Chi si farebbe cavare anche mezz' oncia di sangue ? Quello che hanno se lo tengono caro, anzi, non è mai troppo, dicono. Ma c'è, c'è chi ci pensa, e noi stiamo qui a vestirli, perché ? per il gran salasso. Questo discorsò mise in una profonda tristezza Benedetto. Egli chinò il capo e per la prima volta, dal giorno di quel suo strano mestiere, lo sbattere delle due lame che trinciavano il- p;l,nno gli parve sinistro suono. La forma che allora egli stava tagliando era appunto il petto sinistro di una giubba, con lo scavo dell'ascella e del collo : forma elementare e non ancora umana, un semplice ab– bozzo. Pure, un giorno, sotto quel pezzo di stoffa grigioverde avrebbe pulsato un cuore, il respiro di un uomo lo avrebbe gonfiato d'orgo– glio, di furore, di paura forse;. e .poi un semplice forellino nero, con una sbruciacchiatura ai bordi, sfilacciando la trama del rozzo tessuto, avrebbe forse arrestato per sempre quel palpito e quel respiro. Una rosa rossa, prima piccola come un bocciolo, poi sem– pre più grande e aperta, sarebbe fiorita su quel grosso panno da saio. Ma nessuno l'avrebbe colta, subito non più rossa, ma nera come· la terra. O anche in quel punto si sarebbero allineati alcuni piccoli nastri azzurri, biancoazzurri, rossi, verdi, la mano del gene– rale, del Re, di un re straniero forse/ si sarebbe posata per un attimo su quella ruvida stoffa, non più cosi verdolina e felpata come appa– riva al tatto distesa sul banco, ma. :scolorita dal sole, sporca di fango, impolverata, e sulle sue pieghe tignose qualche cosa avrebbe brillato, d'argento o d'oro. Mille occhi fissano con ammirazione ed invidia quel pj,ccolo rettangolo di straccio, .e una vecchia madre, o giovane come la sua, o una sorella come Alessandra, vi appoggia il . capo con amore, bagnandola di qualche lacrima finalllllente non di– sperata, mentre le bandiere si abbassano in segno di saluto e un trombettiere, da un angolo. del quadr~to, fa squillare nel silenzio la sua cornetta. Non ha detto ad Alessandra, spiegando dinanzi a Biblioteca Gino Bianco

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