Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

462 U. Fracchia I , che accrescere i miei crucci, anche al pensiero del dolore che ne avrebbero provato Celeste· e i ragazzi. Ma [Per fortuna sono uscito di colpo da tutte queste angustie. « Credo dunque che ci stabiliremo qui. Questo innanzi tutto è il centro più vicino alla nostr~ zona d'azione. In secondo luogo, il mio amico Peipi vi possiede una magnifica villa, dove si vive molto signorilmente, con la larghezza che non è più di questi tempi. Molto graziosamente egli mi ha offerto la sua ospitalità, ma io ho cre– duto di doverla rifiutare. Il mio amico ha avuto una vita alquanto disgraziata, dal punto di vista familiare. Sua moglie è morta assai giovane e lo ha lasciato vedovo con tre figliuoli, un maschio e due femmine, che hanno a un dipresso la vostra età. Ora, non solo la [Presenza di un giovanotto e di due signorine, con Alessandra e con Benedetto, in una casa dove manca il vigile sguardo di una madre, mi è sembrata inopportuna, ma ti dirò anche che, per cir– costanze di cui sarebbe ora trop1po lungo parlarti, questi giovani Pepi hanno un'educazione che non mi piace affatto, e non osser- vano, nei riguardi del loro padre, quel rispetto, quella riservatezza, / quell'obbedienza, quell'affettuosa soggezione insomma, delle quali tu sai quanto io sia geloso. Non vorrei dunque che i miei figli si guastassero, vivendo in troppa intimità -con quelli, tanto [Più (e qui il maggiore Iupiter ebbe un attimo di esitazione un po' più prolungato del [Primo) che da qualche tempo ho dovuto rilevare in Benedetto una certa tendenza ad assumere nei miei riguardi un tono di superiorità e quasi di protezione che è assolutamente in– compatibile con la sua età e con la disciplina che io ho sem[Pre creduto di dover imporre a tutti voi, per il vostro bene. «Per queste ragioni, credo piuttosto che lasceremo questo al– bergo, non appena sarà possibile, [Per avere una casa nostra, dove' aspettare la fine della guerra, che [Peraltro non vedo. Leggo ogni giorno .... >>. Il resto facilmente si immagina. XXVI. Dopo che il nonno ebbe [Preso sonno, Alessandra, aspettò ancora a lungo Benedetto. Infine si decise ad andare da lui. Lo trovò di– steso sul letto, con le mani incrociate sotto la nuca, gli occhi intenti al soffitto : uno di quei soffitti decorati secondo la moda intorno a!l'. 80, ~el •~uale si vedev~~o alcuni grifi, o draghi, o cavalli ma– rmi, ammali molt? stra~n rn ogni modo, il cui corpo, incredibil– mente corto, termrnava rn un fiore ; mentre le ali, simili a foglie d'acanto piene di volute e di riccioli, non erano che ventagli con sopra dipinti [Piccoli paesaggi marini o lacustri, che oggi chiame- , remmo metafisici, il tramonto del sole, il levarsi della luna, col- Bibliotec Gino Bianco

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