Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
J La Stella del Nord 459 _- Non si tratta di te, - disse Benedetto con estrema umiltà e dolcezza, - ma di noi, che rimarremmo qui soli. Non pensi .alla mamma, al nonno, ad Alessandra? Vuoi che noi ti lasciamo par- tire? · ✓ - Ecco i figli che giudicano il proprio !Padre, - esclamò come parlando a sé .stesso il maggiore Iupiter con uno scatto improvviso d'indignazione : - Eccoli che ti montano sui piedi. Ora un padre dovrà rendere conto al figlio di quéllo che crede o non crede utile e necessario di fare! Nemmeno per amore, caa>isci? - soggiunse, ri– volgendosi a Benedetto : -: Non è lecito nemmeno per eccesso d'amore. E che cosa sarebbe una famiglia? Il padre, il padre solo comanda ! Il [)adre decide per tutti ! Le parole erano forti, ma l'accento era di momento in momento più incerto e più debole. - Ne vuoi una prova? - disse a un tratto, mettendosi a cam– minare nervosamente avanti e indietro per la stanza : - Ehhene : ti sei sbagliato. In questa lettera non c'è niente di dechdvo. Capisci? Niente di decisivo. - Non hai deciso di partire?~ chiese Benedetto con un'ombra di esitazione. - Al contrario : ho deciso di rimanere. Anzi, questa letterw, - e sventolò la lettera che aveva sempre in mano, - non è quella che~ tu hai commesso ,l'imprudenza di leggere. - Non è quella? - No, non ,è quella. In ventiquattr'ore molte cose cambiano. Credi che non possa cambiare una lettera ? Anch'io ho cambiato idea. - Dunque non partirai ? - esclamò Benedetto, rischiarandosi in viso. - Non partirò perché ho deciso di non partire : perché ho tro– \ vato di meglio qui e non occorre che io vada a cercare altrove. Ma se avessi deciso di partire,- stai ipur certo che partirei. - Oh, ,quanto a questo, ti assicurv che non sarebbe facile, - non poté fare a meno di dire Benedetto con un sorriso. - E chi me lo !I)otrebbe impedire ? Tu forse ? - esclamò il mag– giore Iupiter. - Non io, ma qualcun altro. Per esem!I)io, la mamma. - La mamma ! Perché io adoro tua madre, perché voglio bene a tutti voi, ah! dunque, per il troppo bene che vi voglio, voi mi cre– dete un inetto,· un debole, uno che si lascia intimidire dalle lacrime, dalle preghiere ? Non fatevi tropipe illusioni ! Oh, oh ! non esage– riamo, ragazzi! Apri l'uscio e se ne andò con impeto dalla stanza come una folata di fumo denso e verdastro portata via dal vento. Bibll k ca Giro B~anco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy