Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

La Stella del N orà 45'1 sato la sua lunga veste da camera verde bottiglia e teneva in mano una lettera che Benedetto riconobbe al 1 primo sguardo con un lieve tuffo del sangue. - Che cosa hai fatto oggi di bello ? ----'-incominciò il maggiore Iupiter, mentre si sedeva sulla SilJOndadel letto, accarezzandosi i baffi con la ,punta della mano. Era venuto con quella lettera per pregare Benedetto di fare un salto ad impostarla,. Ma' ora l'idea di scambiare qualche parola con suo figlio dava un certo sollievo alla sua profonda malinconia. · - Nulla di be(llo, babbo, - rispose Benedetto, voltando altrove il viso : - Proprio nulla. - Non hai visitato un po' la città ? - .Sì, - rispose distrattamente Benedetto. - Ebbene ? Che cosa hai visto di notevole ? - Nulla, mi sembra. Una città come tutte le altre. - Non è proprio così; - disse il maggiore Iupiter, · incomin- ciando ad agitare quella lettera come un ventaglio : - Non esistono, in Italia, due città che si rassomiglino. Nessuna è la copia, rimpic– ciolita .o ingrandita, dell'altra, e ognuna, per quanto piccola, ha qualche cosa che le altre non hanno. - Sai che io ne conosco ben poche, - disse Benedetto che ve– deva quella lettera agitarsi e non poteva distrarne lo sguardo. Il maggiore Iupiter ,si passò una mano sul viso con un gesto lento e preoccupato. - Ti sipiacerebbe di rimanere qui? - chiese poi senza una ra– gione 3.1pparente. - Ecco, ora mi parla della sua partenza, - pensò Benedetto. E senti che il cuore incominciava a picchiargli colpi sor·di contro iJ petto. Il maggiore Iupiter si alzò in piedi e gli porse la lettera. ·- Babbo, - esclamò Benedetto : - debbb dirti la verità: io ho letto' questa lettera. - Quale lettera? - chiese stll(Pito il maggiore Iupiter, ritirando vivamente la mano. - Questa, quella, - balbettò Benedetto : - Ieri sera ti è ca– I duta nel corridoio ed io l'ho raccolta. Proprio in quell'istante il maggiore IU(Piter stava ripensando come egli avesse perduto ogni memoria di quella lettera e come poi, se la fosse ritrovata in tasca, quella mattina, quando, improvvisa– mente ,gliene era ritornato il ricordo. Ma le ultime parole di Bene– detto dissi(Parono ogni suo dubbio ed egli aggrottò severamente la fronte. - Tu, Benito ? - chiese con un accento in cui era più dolore che collera : - Tu hai potuto commettere questo abuso di confidenza ? \ BibliotecaGino Bianco

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